Matteo Salvini, in principio era la felpa…

In principio era la felpa. Milano, Veneto, Romagna. E poi Piasenza, Roma, fino ad arrivare alla Sicilia. Matteo Salvini quello era: un messaggio semplice da decifrare. A volte perfino troppo.
Poi è stata la volta della camicia bianca. Solo quella però, non sia mai che si pensi alla Lega (allora ancora Nord) come parte della casta bacchettona e benpensante che in tv parla tanto senza concludere mai. No, lui no. Matteo, cresciuto dietro i microfoni di Radio Padania, alle istanze degli spettatori sa rispondere. Il mezzo sa usarlo. La dialettica non gli manca. L’intuito per comprendere dove tira il vento nemmeno.
Sì, ma allora perché se i militanti duri e puri gli ripetono da mesi “lascia Berlusconi” Salvini stringe con lui un patto elettorale? La risposta sta nella definizione che di lui per primo ha dato Silvio: “Matteo è un goleador“. Ha innato, dunque, l’essere sempre al posto giusto nel momento giusto. E il posto giusto è la coalizione di centrodestra. Il momento è adesso: adesso che Berlusconi è forza trainante della coalizione ma non spendibile per Palazzo Chigi.
Vuoi vedere che alla fine l’erede di Berlusconi sarà uno “straniero“? Di delfini annegati nelle acque del berlusconismo del resto la storia è piena. Da Fini a Fitto, da Alfano a Parisi, passando per Casini e Formigoni. Nessuno è riuscito a dosare ambizione e accortezza. Perché se vai a pranzo ad Arcore devi sapere che il capotavola è comunque Silvio. Se discuti con lui di politica devi accettare che alla fine a dare le carte sia sempre e comunque il Cav. L’uomo che in Italia, vuoi o non vuoi, ha inventato il centrodestra.
A meno che…A meno che non ti chiami Salvini e hai la forza politica per giocare una partita collaterale. Hai ottenuto il rispetto e l’attenzione del Cavaliere per avere resuscitato un partito dato per morto. E soprattutto sei indipendente. Hai la tua base a sostenerti, non una schiera di guardie reali pronte a mozzarti la testa al primo cenno del sovrano.
Così, con quel pragmatismo che contraddistingue buona parte delle sue proposte politiche e della sua dialettica, Salvini ha capito che Berlusconi – insospettabilmente -può essere ciò che Giovanni Lombardi era per Mario Cipollini: l’ultimo uomo prima della volata. Arrivare a Palazzo Chigi usando i voti di Berlusconi, l’obiettivo nemmeno tanto nascosto di Matteo.
Già, ma se in principio era la felpa e poi è stata la camicia, da un po’ di tempo c’è pure la giacca. Questo sì, un segnale da cogliere. Ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, il leader della Lega (ormai senza Nord) è apparso, a chi scrive, un politico diverso da quello che quotidianamente dà materiale ai polemisti di professione.
Sì, resta sempre quel cinismo di fondo che lo rende desiderabile agli occhi di quella fetta di società stanca di tutto e tutti. E sì, ancora, sostegno ai no vax, abolizione della Fornero, stop invasione, sono slogan che – decontestualizzati – nascondono un approccio quanto meno superficiale ai problemi del Paese.
Eppure Salvini sta cambiando. Non solo la giacca e la camicia. Ma pure la barba curata. I toni più pacati. Le promesse a portata di mano perché – dice – “non voglio dire cose che non sono certo di mantenere“. E l’elenco non è quello di un pericoloso nazionalista in grado di mettere a repentaglio la stabilità dell’Italia e dell’Unione. Si parla di flat tax, proposta concordata con Berlusconi. E ad uscire dall’euro non si pensa nemmeno più. La novità delle ultime ore, poi – al di là dell’effettiva bontà dell’operazione – incontra il favore della massa: riapriamo le case chiuse. Così in fondo togliamo le ragazze dalla strada e garantiamo sicurezza. Chi può contraddirlo?
Che alla fine è questa la sua forza: la semplicità e l’incisività del messaggio. Case chiuse: conviene allo Stato e alle ragazze. Flat Tax: paghiamo meno, paghiamo tutti. Immigrati: prima gli italiani. Pensioni: aboliamo la Fornero (che basta il nome a far spavento). Allora basta correggere un po’ il tiro, desalvinizzarsi giusto quel po’ che basta a rassicurare gli italiani, a convincerli che può essere proprio lui il prossimo Presidente del Consiglio.
Col piglio da sceriffo che ha ostentato in questi anni, ma con la supervisione di Berlusconi a tranquillizzare i moderati. Sì, in principio era la felpa…ora ci sono la giacca e la camicia. Tra un po’, forse, vedremo spuntare pure una pinna. Quella di uno squalo – non di un delfino – che nel mare del berlusconismo ha dettato legge. E per uno che ha scritto un libro intitolandolo “Secondo Matteo” non è peccato dire che tutto questo ha del miracoloso…