Marzo 23, 2018

La coltellata di Salvini, ma Berlusconi può scegliere come morire

 

Quando viene raggiunto dalla coltellata di Salvini, Silvio Berlusconi sperimenta sulla propria pelle la sorpresa e il dolore del tradimento. Non pensava che si sarebbe arrivati a questo. Non così. Non adesso.

L’indicazione della Bernini come presidente del Senato suona alle orecchie dell’uomo di Arcore come un diktat dai toni prepotenti e intollerabili. E c’è da capirlo Berlusconi, fino a venti giorni fa capo indiscusso del regno e adesso insidiato anche in casa propria. Così, pochi minuti dopo la mossa del cavallo di Salvini, il Cavaliere raduna tutti i suoi fedelissimi a Palazzo Grazioli, la residenza romana dove 24 ore prima erano andati in scena l’abbraccio e la calorosa stretta di mano con quello che adesso ha preso a considerare come un traditore. Un nuovo Fini, per intenderci.

Vuole guardare in faccia la sua guardia reale, Berlusconi. I Romani, i Brunetta, i Gianni Letta, gli uomini chiamati a serrare le fila ora che, è chiaro, da parte del leader della Lega si tenta di mandare allo sbaraglio l’intera armata azzurra. E pallottoliere alla mano, Berlusconi inizia la conta. Da grande imprenditore qual è stato, però, il Cavaliere conosce la realtà dei numeri: ed è quella che rifiuta dalla notte del 4 marzo, la stessa che gli impedisce di vincere il braccio di ferro col giovane leader. Nemmeno è certo di riuscire a trattenere tutti i suoi parlamentari, quelli che – quando si tratterà di fare la scelta di campo definitiva – guarderanno prima alla carta d’identità dei leader in gioco (un 45enne contro un 81enne) soltanto poi alla parola data.

Così si appresta giocare quest’ultima battaglia da sconfitto, scommettendo sul fatto che gli italiani presto si renderanno conto del tradimento, che il centrodestra è centrodestra solo se c’è Berlusconi. E Salvini vada pure coi 5 Stelle, prima o poi si renderà conto dell’errore che ha fatto.

Ragionamenti che avrebbero un senso diverso se gli anni fossero meno, se Berlusconi fosse candidabile in prima persona, se non ci fossero così tanti “se” da rendere difficile immaginarne l’ennesima resurrezione. Ma un diritto, con il suo ultimo 14% e con i milioni di voti che ha ottenuto in questi anni, Berlusconi se l’è conquistato: può scegliere la fine che ritiene per sé migliore. Nessuno potrà togliergli il gusto di morire con la spada in pugno.

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