Roger Federer patrimonio dell’Umanità: va gestito (non rompete)
Prima soffre con Coric, poi si arrende a Del Potro, infine capitola con un tale di belle speranze – fino a ieri non mantenute – che solo il nome è un perché: Kokkinakis. Così Roger Federer perde il trono a lungo inseguito, non sarà più numero 1 – lo dice la matematica – e passerà lo scettro al nemico-amico di una vita, a quel Nadal che è per antonomasia il suo rivale, la sua nemesi tennistica, l’antagonista perfetto. E da una parte va bene così.
Poi in conferenza stampa arriva la doccia gelata, l’annuncio che avremo tre mesi senza Federer, che salterà la stagione sulla terra rossa. Quella in cui ci si sporca i calzini, si suda, si soffre, ci si infortuna. Niente Roland Garros, di nuovo. Niente Roma (cari fan italiani). Roger ci ricorda che è umano, ha quasi 37 anni, e conviene accettarle le sue condizioni, mica storcere il naso come i benpensanti hanno già iniziato a fare da un po’.
I criticoni a prescindere, i rosiconi francesi, quelli come l’ex tennista Guy Forget: “Un numero 1 deve giocare tutti gli Slam“. Ma se il concetto di “nomen omen” vale ancora Forget – che in inglese si traduce col verbo “dimenticare” – ha forse scordato cosa voglia dire viaggiare da una parte all’altra del Pianeta di settimana in settimana, allenarsi di continuo, stressare il fisico quotidianamente, vincere senza fermarsi mai. Ops, forse Forget non ha mai vinto abbastanza per rendersi conto. Pardon.
Se nulla succede per caso, però, questa doppia sconfitta nel giro di una settimana serve pure a qualcosa. Magari a svegliarci da questa folle illusione che stavamo coltivando, che aggiustamenti tecnici e tattici sarebbero bastati a fermare il tempo, che soltanto a casa Federer si utilizzasse come fuso l’ora “illegale”, che fosse tutto destinato a continuare per sempre, insomma.
Così non è, così non sarà. Prepariamo i fazzoletti, per quando succederà di dirsi addio. Impariamo a godere di questo Patrimonio dell’Umanità, quando si può. Come un’opera d’arte in esposizione soltanto in certi periodi dell’anno. Fidiamoci di Roger, punto.
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Grazie Francesco