Nessuno vuole essere Robin
Li senti gli applausi del pubblico? Lo vedi il centro della scena? E i riflettori, i flash dei fotografi? Quella è leadership. Chi vuole essere il capo a prescindere, il genio conclamato, il capitano che si ascolta ad occhi chiusi e testa bassa?
Non basta. Il salvatore della Patria, l’uomo solo al comando, il supereroe che risolleva il Paese dal baratro, l’unto dal Signore.
Salvini e Di Maio. Di Maio o Salvini.
Come in una danza in cui ci si pesta continuamente i piedi, un valzer poco elegante in cui la mano dell’altro si tiene senza dolcezza, ma per vedere chi ha la stretta più forte.
Perché alla fine qui torniamo: essere i primi della classe, dimostrare di poterlo essere. E per questo non si troverà un accordo.
Gregari di nessuno, che la gloria è per pochi e quella cerchiamo. Lasciare un ricordo di noi, un’impronta indelebile: come le Piramidi per i faraoni.
E c’è una canzone di Cremonini, che sembra perfetta per l’occasione:
“Tutti col numero 10 sulla schiena. E poi sbagliamo i rigori.
Ti sei accorta anche tu
che in questo mondo di eroi nessuno vuole essere Robin“