Autogol, assist e gol: così Di Battista ha bruciato due fessi (e aiutato Berlusconi)
Per il presidente più vincente della storia del calcio le metafore legate al pallone vanno sempre bene. Per questo, in privato, Berlusconi parla dell’uscita su Facebook di Di Battista come di un autogol per il Movimento 5 Stelle e di un assist per Forza Italia.
Dibba che lo descrive come “il male assoluto” buca le gomme di Di Maio. Azzera le possibilità di un governo M5s-centrodestra e costringe Salvini al nuovo/vecchio bivio: dentro o fuori il Palazzo? Con o senza Berlusconi?
E poco importa che lo sgambetto di Di Battista non sia il frutto di un errore strategico. Qualcuno dice che sia stato tutto studiato ad arte, che l’ormai semplice attivista abbia voluto impedire l’ascesa di Di Maio che, così pare, alla fine sotto le pressioni di Mattarella avrebbe accettato obtorto collo di imbarcare Forza Italia pur di salire a Palazzo Chigi col ruolo di premier.
Cosa che adesso non è più possibile per colpa di Dibba, l’alter-ego rivoluzionario del neo-democristiano Di Maio. L’ortodosso dai modi meno ortodossi di tutti, il pugile che colpisce sotto la cintura quando la campanella del gong ha già suonato da un pezzo.
Ed è vero che tra i due litiganti spesso gode il terzo. Che in questo caso, indovinate un po’, è proprio Berlusconi. Perché se Di Maio non può perdere la faccia alleandosi con lui e Salvini non vuol perdere il centrodestra sbarazzandosi di lui, allora a vincere è sempre lui. Berlusconi il regista, per tornare a parlare di calcio, che adesso col 14% del 4 marzo rischia pure di ritrovarsi in casa il Presidente del Consiglio. Un po’ come vincere lo Scudetto dopo essere arrivato quarto in classifica.
Perché, è il ragionamento dalle parti di Arcore, Mattarella vista l’impasse tra Di Maio e Salvini non potrà che affidare un mandato esplorativo ad uno dei Presidenti delle Camere. E se l’incarico a Fico verrebbe letto dalla base pentastellata come un attentato alla leadership di Di Maio, meno scalpore desterebbe un incarico alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Guarda caso una personalità di Forza Italia, che in più occasioni non ha esitato a definirsi “orgogliosamente berlusconiana“.
Un boccone amaro da ingoiare per tutti. Da Di Maio a Salvini, che a quel punto, piuttosto che tornare a vedere Berlusconi nel ruolo di dominus dell’Italia, potrebbero forse trovare il coraggio di fare ciò che non hanno fatto finora: chiudere gli occhi, abbracciarsi forte e fare squadra. Sempre che a quel punto il Cavaliere non abbia già segnato a porta vuota.