Alfie Evans è dei suoi genitori
Alfie Evans della sua storia non sa niente. Non ha neanche 2 anni, questo bambino inglese che lotta contro una grave malattia neurodegenerativa senza nome.
Tenuto in vita da un respiratore artificiale, intanto succhia il ciuccio, dice chi lo ha visto in un ospedale di Liverpool, lo stesso nel quale rischia di morire contro il volere dei genitori.
Vogliono staccare la spina, i giudici inglesi, dicono che continuare a tenerlo in vita significhi accanirsi. Ma mamma e papà non si arrendono: loro, che Alfie lo ha messo al mondo, hanno buoni motivi per credere che il figlio si possa ancora salvare.
Quindi chi deve averla, quest’ultima parola sulla vita di Alfie? Lui non può dire. Per fortuna neanche sa. Ma allora chi se non i genitori? Che prima di arrendersi possano tentarle tutte.
La notizia di queste ore è che l’Italia ha concesso ad Alfie la cittadinanza. Il tentativo è quello di favorire il trasferimento del piccolo al Bambin Gesù di Roma.
Sarebbe questo, un atto di umanità. Perché di umano non c’è nulla, nel togliere la vita ad un bambino contro il volere dei suoi genitori.