Maggio 10, 2018

Berlusconi torna libero

 

Per una volta l’idea di passare da statista non lo entusiasma.

Silvio Berlusconi è amareggiato, irritato, perché all’idea di dare il via libera ad un governo Di Maio-Salvini fino all’ultimo non si rassegna.

Così, a chi parla con lui nelle ore precedenti al comunicato che sancisce la svolta, ribadisce la frase che va ripetendo da settimane: “Questa volta gli italiani hanno sbagliato a votare“. Non si capacita di come al Sud abbiano potuto credere alle promesse del Movimento 5 Stelle, così come al Nord imputa un errore, quello di aver assegnato troppa forza all’alleato leghista.

Eppure chiamarlo alleato è un azzardo. Perché per quanto nella nota vergata da Berlusconi si ribadisca la tenuta del centrodestra, è un fatto che anche nel giorno più importante il Cavaliere e Salvini non si siano sentiti al telefono. Il rapporto tra i due è pressoché inesistente: si parlano attraverso intermediari, i cosiddetti “pontieri” costretti a costruire un raccordo ogni volta più ampio. E non è un caso che, indispettito, a chi gli chiede di dare una mano al governo nascente Berlusconi risponda che “fosse per me non gli darei neanche un dito“.

Per questo alla fine Berlusconi fa il minimo indispensabile, che dal suo punto di vista assume le sembianze di un piccolo capolavoro. Toglie il veto alla nascita del governo M5s-Lega, scaricando le responsabilità di un eventuale insuccesso nella trattativa alle ambizioni dei due giovani leader; annuncia che Forza Italia non voterà la fiducia, e si sa che chi siede all’opposizione ha più possibilità di aumentare i consensi. E allo stesso tempo, sulla carta, tiene unito il centrodestra, ricordando alla Lega tutte le volte che ha fatto di testa propria (Monti e Letta docent) lasciando ai forzisti la patata bollente del governo.

Eppure, se proprio deve trovare un motivo per andare a letto meno scontento, Berlusconi sceglie la ritrovata libertà.

Nessun Salvini a dirgli questo sì o questo no, nessun Salvini a parlare al suo posto, a prendersi la scena al Quirinale. Nessun Salvini, questo basta.

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