Giugno 14, 2018

Macron non faccia il francese

 

Emmanuel Macron potrà godere – ancora per un anno – di un credito diffuso in tutta Europa. Fino a quando, cioè, alle Europee 2019 non sarà costretto a scegliere la propria collocazione politica a Strasburgo.

I socialisti europei per mesi hanno coccolato il sogno e il paradosso che a risollevare le sorti della sinistra fosse proprio colui che in Francia l’ha distrutta.

Poi ha iniziato a profilarsi l’ipotesi horror per tutte le cancellerie europee: quella di un’intesa tra En Marche e il MoVimento 5 Stelle. Un’idea a quanto sembra definitivamente tramontata, ancora di più alla luce del cortocircuito istituzionale tra Italia e Francia scoppiato sulla vicenda Aquarius.

Alla fine potrebbero spuntarla i Liberali dell’Alde, ma se potessero gli stessi Popolari rimpiazzerebbero una Merkel sempre lucida ma ammaccata con il nuovo leader che promette di risvegliare il Continente.

Macron, però, proprio per l’immagine di nuovo europeista che è stato in grado di darsi fin dalla sua salita all’Eliseo, ha una responsabilità non solo nei confronti della Francia, ma anche di quei Paesi che all’Europa non vogliono rinunciare.

L’entrata a gamba tesa sulla condotta dell’Italia sul tema migranti, dunque, può essere catalogato soltanto come un autogol. Non fosse altro per due motivi: il primo, la Francia non è nella posizione per dare lezioni a nessuno – tanto meno a noi – in fatto di accoglienza; il secondo, non ha distinto tra l’Italia e Salvini.

Adesso metta da parte l’orgoglio. Dimostri di appartenere ad una nuova generazione di leader. Ingoi il boccone, detti una dichiarazione e chieda scusa all’Italia. Non faccia il francese, se tiene davvero all’Europa.

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