Il reddito di cittadinanza è in prestito

 

Se il reddito di cittadinanza è la misura “bandiera” del MoVimento 5 Stelle, se ne è il “manifesto”, il risultato di anni di azione (anti)politica, allora sì che si può dire: l’enorme sogno collettivo è stato solo un grande bluff. Neanche 10 miliardi di euro – di cui gli italiani pagheranno a breve gli interessi – bastano a soddisfare le aspettative dei tanti che hanno visto in questo “aiuto” dallo Stato la strada maestra per la serenità economica.

La verità è che le coperture per realizzare una misura che in nessun modo stimolerà l’occupazione (semmai il contrario) sono talmente carenti da aver già costretto il governo a ridimensionare l’intera proposta. Il provvedimento che sta venendo fuori con non pochi affanni sarà rivolto innanzitutto a 5 milioni di italiani e non ai 6,5 inizialmente paventati, mentre si parla già di ridurre la durata del sussidio: dai 3 anni promessi a due, o addirittura ad un solo anno e mezzo. Ma quel che turba è la strutturazione stessa del “reddito”, che poi reddito non è.

In una delle sue ormai consuete “Dimaiate”, il vicepremier ha già fissato i paletti entro i quali il reddito di cittadinanza, erogato su un bancomat per essere tracciabile, potrà essere utilizzato. Di Maio dice che saranno vietate le “spese immorali” e ad esempio di queste cita i “gratta e vinci”. Va benissimo vietare il gioco d’azzardo, ma in generale chi decide sulla moralità di un bene? Siamo sicuri che gli italiani abbiano votato M5s per ricevere la differenza necessaria ad arrivare a 780 euro e per spenderla tutta al supermercato? E’ uno Stato così invadente quello che vogliamo?

La sottosegretaria grillina Laura Castelli ha detto testualmente:”Se compreranno da Unieuro manderemo la Finanza”. E quindi comprare una tv è giudicato immorale, specie per chi guarda le reti Mediaset. Uno smartphone? Anche quello è immorale: nelle famiglie – se ci pensate bene – non si parla più come una volta proprio per colpa dei cellulari! Per non parlare del microonde: quello inquina, e un buono Stato deve dare l’esempio. No, niente Unieuro.

Ma c’è di più. Come sempre, c’è di più. Se uno decide che a far la spesa coi suoi soldi si è sempre trovato bene, che quel contributo dallo Stato vuole utilizzarlo per togliersi uno sfizio dopo tanti anni, se vuol provare a mettere faticosamente da parte qualcosa, fare un regalo dopo chissà quanto alla propria moglie, allora no. Quelli dicono no: non solo è immorale, ma pure impossibile. Perché a fine mese quello che non hai speso al supermercato e in altri acquisti “etici” lo Stato se lo riprende, che non si butta un euro. Del resto c’è da capirli, cosa volete? Hanno già buttato 10 miliardi.

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