Dicembre 2, 2018

Onestà? Onestà?

 

Siamo al punto che neanche contano più di tanto i dettagli dell’inchiesta di Filippo Roma per Le Iene. Che la stalla di famiglia sia diventata una villetta con piscina, che Di Maio la usasse per far festa con gli amici: ormai importa poco. E desta stupore, sì, l’idea soltanto che il vicepremier possa aver fatto da prestanome del padre per non far cadere l’azienda di famiglia tra le mani di Equitalia. Sorprende, sconcerta, delude anche il sospetto – ad oggi non provato – che il capo del MoVimento 5 Stelle abbia potuto partecipare, direttamente o meno, alla configurazione di un reato.

Non è un’inchiesta come un’altra, questa. Non è immotivata la frenesia che sembra possedere Filippo Roma quando incalza Di Maio su questo o quel riscontro, su questo o quell’altro aspetto di una vicenda nebulosa e a tratti oscura. E’ la legge del contrappasso che domina sul resto, è il trattamento che spetta a chi ha affermato l’onestà propria a discapito di quella altrui. Non un dettaglio marginale. Chi non era col MoVimento 5 Stelle era in qualche modo sporco, corrotto, colluso. Non era così, evidentemente.

Il garantismo non è mai stato il cavallo di battaglia dei 5 Stelle. E l’inchiesta delle Iene dovrà servire a provare non la disonestà eventuale di Di Maio, ma a scacciare definitivamente quell’aura di superiorità morale che ha caratterizzato per anni i grillini. Lo vedete che può succedere a tutti, ma proprio a tutti, di finire invischiati in faccende poco chiare? Lo capite, ora, che a voi che urlavate “o-ne-stà, o-ne-stà, o-ne-stà” potremmo rispondere oggi: “Onestà? Onestà? Onestà?”.

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