Gennaio 13, 2019

Il governo del NI Tav

Dovevano rivoltare lo Stato come un calzino, hanno ribaltato le loro idee su ciò che uno Stato deve fare. Quelli che criticavano i tecnici, che invocavano il primato della politica, si affidano ad un’analisi costi-benefici di dubbia terzietà per giustificare il No alla Tav. Gli altri, quelli che comunque criticavano i tecnici, si intestano la protesta della piazza, demandano al popolo la scelta di dire Sì alla Tav.

Ne deriva il solito caos, con M5s e Lega incapaci di fare ciò per cui sono stati votati: politica. C’è da capirli. Perché prima o poi il conto di una scelta kamikaze per il Paese, quella di mettere insieme due forze unite solo dall’essere populiste, arriva. Ed è salato.

Questioni di importanza cruciale come la Tav, nelle smaniose trattative che hanno portato alla redazione del contratto di governo, sono state rinviate con formule ambigue. Esempio: “Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia“. Frase che si presta ad una duplice interpretazione, al punto che il M5s oggi si appella al contratto e Salvini risponde che la Tav si doveva ridiscutere, mica cancellare. La questione centrale, però, è un’altra. Per la prima volta da quando il governo è nato, sarà impossibile trovare un compromesso.

E’ da quasi trent’anni che si discute sull’utilità di fare la Tav, che si parla dei suoi benefici e dei suoi impatti. Ci sono credenze errate, radicatesi col tempo in entrambi gli schieramenti, tra fautori e oppositori del progetto; analisi e letture che divergono sul fatto che realmente la Torino-Lione sia o meno utile al Paese. Raccontare, come fa la Lega, che basterà ritoccare il progetto per venire incontro ai dubbi leciti del M5s, è dire frottole agli italiani. O quanto meno provare a prendere in giro gli elettori grillini, col benestare di Di Maio e gli altri. Tutto ad un unico scopo: non lasciare la poltrona, continuare a governare.

Sulla Tav un compromesso non c’è. O si fa o no. Serve quasi un atto di fede. Io ci credo. Non è tempo di NI Tav.

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