Aprile 26, 2019

Il governo è caduto su Instagram

Noi ci ridiamo, ma la questione qui è seria: Di Maio e Salvini su Instagram non si seguono più. Fazzoletti pronti, musi lunghi, state all’erta: perché nel “bellissimo” mondo virtuale del governo questa è una frattura epocale, è una svolta che conta, che pesa come un macigno nel rapporto tra i due aspiranti influencer de’ noantri.

Quintali di inchiostro per descrivere la speciale relazione tra i due, ore e ore a fantasticare sulla chat Whatsapp in cui si scambiavano faccine, sorrisini, sondaggi e veline. E ora più nulla. Dimenticati gli entusiasmi dei primi tempi e dei fugaci incontri, seppellite le emozioni del post-4 marzo: altro che amici, quali valori? Solo livori.

Ora la notizia è questa: i due si sono “defollowati”. Se fosse successo su Facebook diremmo che non sono più amici. E se è vero che ci son cose più serie, lo è pure che questo governo ha mostrato che di queste non si occupa, non si interessa. Dunque, nel loro immaginario fatto di dirette sui social e di selfie a iosa, questo gesto ha il suo valore simbolico. Per essere chiari: è il dolore che Di Maio si troverà a sperimentare nel non sapere che tipo di colazione farà stamattina Salvini, ma non solo; è il senso di smarrimento che Matteo proverà nel visualizzare un profilo in meno durante le sue lunghe scorribande sui social, ma anche dell’altro.

Perché manca un dato importante in questa storia di gossip che mai avremmo pensato di ritrovarci a raccontare. Ovvero chi ha defollowato chi per primo. Sarà stato Salvini, offeso dai continui attacchi degli “amici 5 stelle”? O sarà stato Di Maio, ormai convinto che “fare il Salvini” renda più dell’interpretare l’amico fesso, il bonaccione boccalone? E chi ha agito per ripicca? Pure questo non è di poco conto. Chi è stato colto in contropiede? Chi ha reagito da bambino?

La risposta, le risposte, fatevene una ragione, non le conosceremo forse mai. Ci sta pure che nelle prossime ore venga tutto smentito, ridimensionato. Può darsi, conoscendo i soggetti, che chiamino in causa l’errore di un componente dello staff, che parlino di uno sgarro, non il primo, dell’uomo che gestisce la “Bestia”, che sia tutto un caso montato ad arte dai “poteri forti”, che qualcuno per sbaglio abbia premuto il tasto “unfollow”. Perché del resto si sa, una manina in agguato può esserci sempre.

Resta il fatto che il governo è caduto. Su Instagram, almeno. Ed è pur sempre un primo passo.

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