Maggio 10, 2019

Governo “in fumo”

Che Matteo Salvini rilanci la sua campagna elettorale per le Europee sul tema della lotta ai canapa shop ci dice almeno un paio di cose: primo, in Italia è chiaro a pochi per cosa si voterà il prossimo 26 maggio; secondo, il leader della Lega sta sbandando. Qui non si tratta di essere pro-cannabis. Chi vi scrive non ha mai fumato una sigaretta in vita sua, figuriamoci se può essere favorevole alle canne.

Ma il fatto che il primo punto sull’agenda del ministro dell’Interno, quello che deve occuparsi della sicurezza di tutti gli italiani, siano i negozi che si vendono canapa industriale, che nulla ha a che vedere con gli stupefacenti o con gli aspetti ludici della cannabis, la dice lunga sul senso di realtà che in questi giorni anima Salvini. Lo Stato spacciatore non è quello che vende prodotti farmaceutici e per la cosmesi a base di canapa, è quello che non fa niente per eliminare lo spaccio di droga dalle nostre città. La lotta alle droghe (leggere e pesanti) si fa con altri strumenti e altri metodi, non chiudendo 3 negozi (giusto così se fuorilegge) per raccattare i voti dei seguaci di Giovanardi.

Qui l’approccio è sempre lo stesso: superficiale, arrangiato, propagandistico. Come quello che ha caratterizzato le politiche sull’immigrazione, che non si arresta bloccando un barcone di 49 migranti una-tantum, ma andando a discutere coi Paesi di partenza e di approdo un sistema in grado di limitare l’impatto dei flussi, che non si arresteranno solo perché lo vuole Salvini.

Resta l’immagine di un governo che è di fatto chiuso fino al voto. Tanto rissoso quanto incapace di incidere sulla vita quotidiana delle persone, tanto al capolinea che ormai ogni giorno è buono per trovare un argomento divisivo, un motivo per sottolineare che lavorare insieme non si può. La polemica sulla cannabis è l’ultimo capitolo di un esecutivo surreale, che agita lo spettro di una chiusura dei canapa shop che lascerebbe per strada diecimila persone impiegate nel settore. Ma del resto Di Maio insegna con il decreto Dignità che questo governo non si tira indietro quando si tratta di far perdere posti di lavoro.

La sensazione è quella di un esecutivo inesistente, sfasciato, di mezzi leader senza visione, di uno sguardo che il futuro non solo non lo vede, nemmeno lo immagina. Di un governo “in fumo”. O solo fumo e niente arrosto, se preferite la battuta.

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