Giugno 4, 2019

Troppo tardi, “premier” Conte

Lasciatele stare le rivendicazioni sul lavoro svolto. Mettetele da parte le parole vuote di chi scambia l’uditorio per un’aula di tribunale. A parlare è lo stesso che aveva pronosticato un “anno bellissimo”. Giuseppe Conte è il paradosso di chi, sfiduciato, prova a sfiduciare a sua volta i suoi due vicepremier. Uno in particolare. E se non fosse per quel preambolo fuori dal mondo che lui dice non essere un bilancio – ma lo è – se non si trattasse del discorso di chi vuol vedersi riconosciuto un ruolo che in realtà mai ha esercitato, quasi verrebbe da dargli ragione, per poco non verrebbe da solidarizzare, da applaudire: “Ma guarda un po’, bravo il nostro premier: che dignità!”.

I fatti, però, dicono altro. Dicono che Conte mette sul tavolo le dimissioni ma non le rassegna. Mentre rassegnato appare il suo piglio, quello di chi – in un anno tutt’altro che bellissimo – si è accorto di non poter gestire una “causa” così grossa. Non che l’avvocato Azzeccagarbugli non si ritenga intimamente capace, attenzione, piuttosto denuncia un sabotaggio, uno scollamento dei suoi sottoposti, quasi un ammutinamento, un ribaltamento dei ruoli e delle gerarchie che impedisce di proseguire con il lavoro.

E allora Conte che fa? Prova a parlare alla ciurma, al popolo di cui si è detto avvocato ma che non ha difeso, sperando vanamente che sia questo a scoraggiare le mire di chi vuole il comando del timone per sé. Ma la sua è una denuncia tardiva. Troppo tardi ci si è accorti che il governo era preda dei litigi a mezzo social, troppo tardi si è compreso quanto la campagna elettorale di Salvini potesse essere dannosa: al governo ma prima di tutto al Paese.

Ora che il tempo sta per scadere, nel gioco del cerino Conte quasi si immola. Ritaglia per sé il ruolo del disinteressato servitore dello Stato, rivendica fedeltà alla Repubblica e non al MoVimento 5 Stelle, proclama la sua indipendenza politica e personale. Ma un anno dopo la nascita del governo del cambiamento è tutto fin troppo chiaro: non cambierà proprio niente. Conte ha messo sul tavolo le sue dimissioni da premier, ovvero da ciò che non è mai stato. Troppo tardi. Troppo facile.

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