Gennaio 25, 2020

L’Emilia-Romagna per sapere se Salvini sarà premier

La campagna elettorale che si è appena conclusa in Emilia-Romagna è stata una delle peggiori che la storia italiana recente ricordi. Solo per citare qualche aneddoto: bambini strumentalizzati a Bibbiano. Un ragazzo preso in giro perché dislessico. Un leader nazionale che citofona a casa di un presunto spacciatore tunisino dando prova definitiva che al Viminale per alcuni mesi abbiamo avuto la caricatura di uno sceriffo, piuttosto che un ministro. Il comune denominatore di questi episodi? Matteo Salvini.

Ma c’è un motivo se il Capitano ha fatto così tanto, “così troppo”. Se ha deciso perfino di rischiare il processo per la vicenda della nave Gregoretti, se ha coperto decine e decine di comuni dell’Emilia-Romagna come forse neanche la stessa candidata presidente della Lega, Lucia Borgonzoni, ha fatto.

Negare l’importanza del voto, catalogarlo come un appuntamento locale, fingere che le ripercussioni di una sconfitta di Bonaccini non ricadrebbero sul governo, significa prendere in giro chi legge, o in alternativa non sapere nulla di politica. C’è un terzo caso: essere Conte. Leggete la dichiarazione del nostro Azzeccagarbugli: “Le elezioni regionali non riguardano la sopravvivenza del governo, non sono un voto sul governo. È improprio pensare che la votazione della comunità emiliano-romagnola o calabrese possa riguardare l’azione di governo. Io confido che i risultati saranno positivi e che anzi possa derivare maggiore energia ed entusiasmo nell’azione di governo. Al di là del risultato, abbiamo preso un impegno di fronte al Paese, nella sede più autorevole che è il Parlamento, ed è un impegno che dobbiamo portare a termine“. Cos’è tutto questo? Un chiaro tentativo di Giuseppe Conte di salvare la sua scrivania a Palazzo Chigi. Coerente con la svolta di fine anno: “Non vedo un futuro senza politica“. Toh, chi l’avrebbe mai detto!

In tutto ciò c’è Matteo Salvini. Che si gioca tutto, o quasi. Perché un successo del centro-destra in Emilia-Romagna, con la Lega presumibilmente primo partito, sarebbe per lui il biglietto da far recapitare al Quirinale: “Presidente, hanno perso tutte le elezioni regionali, io non faccio che vincere dalle Europee: votiamo?“. La risposta non è scontata. Chi denuncerebbe un tradimento della Costituzione in caso di permanenza in vita del governo farebbe un torto alla propria intelligenza.

Ma Salvini non ha tempo per aspettarne altro. Il suo consenso è in fisiologica discesa, Meloni preme, è la nuova beniamina della destra, i moderati prima o poi torneranno, e in caso di sconfitta in Emilia-Romagna potrebbero perfino pensare di abbandonare il Capitano e dare vita al “grande centro”. Dopo essersi tagliato fuori dal governo del Paese da solo, dopo aver aperto una crisi sbagliata ad agosto, il momento della spallata è giunto. Non è detto che torni. Sono treni che non passano poi così spesso. Il popolo è volubile, il consenso è volatile. O Salvini vola ora oppure finirà per bruciarsi. Questo è: l’Emilia-Romagna per sapere se Salvini sarà premier.

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