Aprile 24, 2020

Chiamate un dottore

Quando nel novembre del 2016 Donald Trump batté a sorpresa Hillary Clinton il mondo libero si chiese se quell’uomo dai molti vizi sarebbe stato realmente in grado di guidare l’America. C’era chi temeva che in un impeto di nervosismo, da un momento all’altro durante un volo intercontinentale, il Presidente avrebbe chiamato a sé il militare custode della valigetta nucleare e sganciato testate atomiche ai quattro angoli del Pianeta. I più ottimisti ipotizzavano scenari catastrofici dal punto di vista geopolitico: Trump, dicevano, trascinerà gli Stati Uniti in una nuova guerra; o viceversa si ritirerà troppo presto dai fronti caldi lasciando scoperto il fianco della superpotenza. Tutti poi più o meno concordi nel dire che l’economia a stelle e strisce, guidata da un soggetto instabile quale The Donald, sarebbe sprofondata nel giro di qualche mese invertendo la rotta di stabile crescita firmata da Barack Obama.

Analisti, giornalisti, esperti di ogni tipo avevano elencato le carenze e le debolezze del Presidente: in molti casi azzeccando le previsioni, in altri attribuendo a Donald Trump più potere e influenza di quanto gli apparati americani e il Congresso avrebbero mai potuto ammettere di concedergli. Poi è arrivato il coronavirus. E abbiamo capito che di tutti gli scenari ipotizzati, il più pericoloso era proprio l’unico inesplorato. Gli americani lo chiamano “once-in-a-century“: l’imprevisto della storia, quello che capita “una volta in un secolo“. E’ successo. E con Trump alla Casa Bianca.

Dopo aver minimizzato la minaccia del virus, smantellato le istituzioni sanitarie, ritardato la risposta del Paese, prima blandito e poi attaccato la Cina, delegittimato gli esperti scientifici, Donald Trump è entrato in una nuova fase: quella di consigliere medico. Così succede che l’uomo più potente del mondo, in una conferenza stampa sulla pandemia, trovi il modo di dire testualmente: “Potremmo colpire il corpo con un gran numero di ultravioletti o una luce molto potente. Lo testeremo, no? E poi ho proposto di portare quella luce dentro il corpo: si può fare, attraverso la pelle. O in altri modi. Lo testerete, giusto? Mi sembra interessante. Inoltre vedo che il disinfettante uccide il virus in un minuto. Un minuto. C’è un modo per fare qualcosa del genere all’interno dei pazienti, con un’iniezione o una specie di pulizia? Perché arrivi nei polmoni…lo sperimenteremo, mi sembra interessante“.

Noi ridiamo, condividiamo il video di Trump sui social, lo inviamo ai nostri amici sovranisti nella speranza rinsaviscano, ma la situazione è drammatica. Gli Usa sono l’epicentro della pandemia, eppure dal governo federale non è mai arrivata una chiara indicazione di lockdown. Ancora qualche giorno fa Trump prometteva di voler restituire gli americani alle loro vite prima di Pasqua. E come dimenticare il virgolettato riportato dal Washington Post e diretto ad Anthony Fauci, il guru delle malattie infettive: “Perché non lasciamo che il virus inondi il Paese?“. Risposta: “Signor Presidente, morirebbe moltissima gente“. Ne morirà lo stesso. Così come è morta una coppia dell’Arizona il mese scorso dopo aver ascoltato il suggerimento di Trump, fiducioso che l’antimalarico idrossiclorochina avesse un ottimo potenziale contro il coronavirus. Fiducia mal riposta, da parte dei due coniugi. E forse da parte di milioni di americani.

Trump non è il responsabile di tutti i mali del mondo, non è il Demonio descritto dai giornali liberal, non è la causa della pandemia. Ma è quello che in ambito epidemiologico viene definito un “super-spreader”, un soggetto capace di infettare un grande numero di persone. No, il Covid-19 non c’entra. In questo caso il virus è quello dell’ignoranza. Chiamate un dottore, presto.

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