Maggio 6, 2020

Il decreto “ad personam” di Alfonso Bonafede

Ma come? Alfonso Bonafede, per gli amici dj Fofò, dopo settimane di letargo che hanno portato 376 boss mafiosi ad uscire dal carcere per l’emergenza coronavirus così, d’un tratto, ci ripensa?

Guarda caso dopo la telefonata al vetriolo del pm Nino Di Matteo da Giletti? Solo coincidenze?

Il tempo è galantuomo, e il ministro della Giustizia dovrebbe sapere che esiste una cosa chiamata “LEGGE” del contrappasso. Funziona più o meno così: capita che passi buona parte della vita a criticare il tuo vicino. E poi per necessità finisci per renderti protagonista delle sue stesse debolezze, per cadere nei suoi stessi errori.

Alfonso Bonafede lo ha sperimentato proprio in questi giorni: dopo una vita trascorsa a criticare le “leggi ad personam” di Silvio Berlusconi, il grillino è pronto a sfornare un decreto politicamente “ad personam”.

In che senso? E’ presto detto. Per lavare l’onta delle accuse piovutegli addosso dopo le parole di Di Matteo, prima sedotto e poi abbandonato sulla via del Dap, Bonafede è pronto a varare un provvedimento per chiedere ai giudici di riesaminare la posizione di tutti i detenuti scarcerati in questi giorni.

Troppo tardi.

L’emergenza sanitaria non è “passata” come oggi sostiene il ministro. Il rischio contagio ci sarà oggi come nei prossimi mesi. I carcerati che stavano male ieri staranno male anche domani.

Bonafede deve spiegarci i ritardi, le inefficienze, i più diversi motivi che hanno portato a scarcerare quei boss. E subito dopo deve dirci cos’è cambiato nelle carceri rispetto a pochi giorni fa per pensare di farli ritornare dietro le sbarre.

Per i 5 Stelle sarà una novità: ma la Politica non è un reality, un Grande Fratello in cui agire a seconda della propria convenienza per ottenere il consenso del pubblico.

Non può essere Non è l’Arena di Giletti a condizionare l’agenda politica di un ministro.

Vuole proprio trarre delle conclusioni da quella trasmissione, ministro Bonafede? Bene, allora si dimetta.

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