Giugno 5, 2020

A scuola col plexiglass, ma senza Cuore

Ci vogliono dunque divisi, amico mio. E mi domando che scuola sarà senza te come compagno di banco. A separarci una barriera invisibile, quel plexiglass all’interno del quale pare vogliano confinarci. Da settembre, quando riprenderanno le lezioni, ti raccomando di venire attrezzato di penne e matite: pur volendo non potrei prestarti come sempre le mie. Sarebbero per te un pericolo, un veicolo di contagio.

Mi ritorna in mente quel vecchio libro che leggemmo insieme anni fa: “Cuore” di Edmondo De Amicis. E mi domando se può dirsi scuola quella che per noi stanno immaginando. In questi mesi senza lezioni ho ripensato alla lettera del papà di Enrico: “Ma senti: pensa un po’ che misera, spregevole cosa sarebbe la tua giornata se tu non andassi a scuola! A mani giunte, a capo a una settimana, domanderesti di ritornarci, roso dalla noia e dalla vergogna, stomacato dei tuoi trastulli e della tua esistenza“.

Ora è vero, a scuola si parla di tornare. Ma che classe saremo, tutti rinchiusi nei propri loculi, impediti a scambiarci una parola, uno scherzo tra amici. Ci viene vietato persino il litigio, l’abbraccio con cui esso si risolve. Come le gomitate tra Enrico e Coretti. E che dire di Garrone? Neanche gli sarà dato di proteggere Nelli. Pure sarà impossibile far chiasso, cicalare mentre il maestro fa lezione. Non sarà il nostro amico gigante buono, all’arrivo del supplente, a metterci in riga: “Finitela. Siete bestie. Abusate perché è buono. Se vi pestasse le ossa stareste mogi come cani. Siete un branco di vigliacchi. Il primo che gli fa ancora uno scherno lo aspetto fuori e gli rompo i denti, lo giuro, anche sotto gli occhi di suo padre!“.

Persino Derossi, il primo della classe, non avrà vita facile. La sua bravura, all’interno della scatola cui vorrebbero infilarlo, c’apparirebbe per la prima volta antipatica. Impossibilitato a bisbigliarci un aiuto, attutito dal plexiglass, Derossi sarebbe il migliore e basta. Guardando verso di lui non troveremmo l’amico pronto ad aiutarci senza saccenza, piuttosto ci specchieremmo nel riflesso della nostra inferiorità, finendo per odiarlo.

No, amico mio, compagno di banco, di mille avventure: in classe si torna col plexiglass, ma senza Cuore. E “non mi par più bella come prima la scuola“.

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