Luglio 5, 2020

Ognuno per sé ed Io per tutti

Se perfino Salvini arriva a lusingare Berlusconi, allora non sono soltanto i giornalisti cattivi a vedere ciò che è chiaro da almeno un paio d’anni: il centrodestra in Italia non esiste. Di certo non come soggetto politico. Al massimo come cartello elettorale, insieme di sigle, parvenza di squadra, agglomerato di interessi e di idee alla lunga inconciliabili. Per questo serve blindarlo. Ostentatamente rimarcarne l’unità d’intenti. Fino a quando in autunno tutte le foglie non cadranno dall’albero. Spogliando la realtà d’ogni parvenza.

D’altronde basta parlare con gli elettori, unico termometro affidabile dello stato di salute di una coalizione, per comprendere la natura di quest’alleanza. Chi vota Lega o Fratelli d’Italia di Berlusconi non si fida. E gli azzurri del Cavaliere è da molto tempo che nutrono uno strano senso di colpa, lo spaesamento naturale di chi sente di non essere cambiato, eppure ha finito da tempo per ritrovarsi su posizioni più vicine a quelle dell’odiata sinistra, che non a quelle assunte dagli alleati. O presunti tali.

Così la ritrovata centralità del Cavaliere, regalo della debolezza endemica della maggioranza, pare essere davvero il trampolino di quella che il democristiano Rotondi definisce oggi sul Corriere la partita per “l’eternità politica” di Berlusconi. All’idea di essere riconosciuto da statista il leader di Forza Italia non ha mai rinunciato. La legittimazione di sé nello schieramento avverso è la massima ambizione di qualunque attore politico che abbia più passato alle spalle che futuro davanti agli occhi. Concetto che sfugge all’interpretazione di Salvini e Meloni, giovani leader affamati di governo e potere, ad oggi dipendenti da Berlusconi più di quanto Silvio possa esserlo da loro.

Se a legarli c’è “affetto”, come anche stamattina dice Berlusconi sul Giornale, questo non significa che il collante sarà tale da resistere per sempre. Quando le partite per le Regionali saranno archiviate, il rispetto dei patti locali lascerà spazio alla visione dell’Italia di domani e tutti i nodi verranno al pettine. La legge elettorale di stampo proporzionale che verrà partorita suggerirà a Berlusconi di tenersi le mani libere. Ognuno per sé e Io per tutti, sarà lo slogan di Silvio.

D’altronde basta confrontare le dichiarazioni passate di Berlusconi su Conte con quelle odierne per comprendere quanto il mondo sia cambiato. Un anno e mezzo fa, il Cavaliere definì il premier un signore “che sa vestire bene e fare il baciamano alle signore”, oltre a “fingere di governare”.

Oggi gli conferma personale stima, pur precisando che “la stima non è una valutazione politica sull’operato del governo”.

E’ il segno che le lusinghe dell’avvocato del popolo qualcosa hanno sortito. “La sua epopea caro presidente è scritta a caratteri cubitali sui libri di storia”, pare abbia detto Conte a Berlusconi in un incontro di qualche mese fa. Presto per dire cosa germoglierà da questa oculata semina. Il raccolto è previsto in autunno. Ma se infine Silvio preferirà Conte a Salvini, comprenderlo non sarà troppo difficile. Alle porte dell’inverno non c’è più tempo per bluffare.

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