Luglio 13, 2020

A Meseberg l’Italia si scopre ospite in casa propria

Al castello di Meseberg la sensazione è che non sia Giuseppe Conte ospite di Angela Merkel, ma l’Italia dell’Europa. La stessa che ha contribuito a fondare. Il tour del premier italiano tra i leader del continente vive la sua tappa più importante nel confronto con la Cancelliera. E il grado di priorità attribuito al vertice italo-tedesco – il francese Macron non si risentirà – è determinato non tanto dalla presidenza di turno germanica, quanto dal peso specifico che Berlino può vantare nel determinare il futuro di quel soggetto più o meno astratto chiamato Europa.

Non ci sono dubbi che alla fine il Recovery Fund verrà approvato. A deciderlo, con una svolta che ha sorpreso molti osservatori, è stata proprio la Germania mesi fa. Cambio di tattica necessario, animato non da improvviso sentimento nei confronti di Roma, piuttosto risultato del calcolo politico di chi è a conoscenza che dalla sopravvivenza del Sud Europa dipende il proprio benessere.

Paese esportatore per antonomasia, legato a doppio filo alla manifattura del Nord Italia – connessa al sistema tedesco al punto da pensarsi mittel-europea – la Germania ha compreso che un sacrificio oggi è necessario per evitare che l’intero sistema collassi domani. A differenza di ciò che vuole la vulgata, non saranno mai i tedeschi a cacciarci dall’euro per punire i nostri eccessi. Semplicemente perché non gli conviene. Semmai un Paese consapevole di sé giocherebbe la propria riconosciuta importanza per convincere Berlino a spendersi in pieno. Per reciproco interesse, più che per afflato solidale.

A Meseberg, al contrario, Conte anela un aiuto purché sia: gioca sulle nostre difficoltà anziché sui bisogni che interessano in questa fase tutti gli europei. Si sofferma sulle condizionalità, distingue tra discrezione e arbitrio che l’Italia dovrebbe usare nella gestione dei fondi. Per non irritare i Frugali, per non tendere la corda al punto da spezzarla. Ma è sempre alla Merkel che affida le possibilità di successo, che delega il compito di difendere i nostri interessi. Nella speranza che quelli germanici coincidano con quelli italiani, e che vadano a dama prima che l’autunno spazzi via ogni esitazione. E forse anche noi.

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