Settembre 3, 2020

Il miracolo del virus. E Berlusconi unì la politica italiana

Saranno anche frasi di circostanza, telefonate di cortesia, dichiarazioni dovute, ma gli auguri di pronta guarigione a Silvio Berlusconi, provenienti da tutto l’arco costituzionale, rappresentano un “unicum” da sottolineare. Dal tweet di Nicola Zingaretti a quello di Salvini, dagli incoraggiamenti di Renzi agli auguri della Meloni, dalla chiamata di Giuseppe Conte al messaggio di Luigi Di Maio: tutti i maggiori protagonisti della scena politica italiana sono stati per una volta all’altezza del momento. Niente di strano se non si trattasse dell’uomo che ha animato passioni divergenti per un ventennio. Se non fossimo il Paese in cui buon senso e bene comune sono stati sacrificati spesso sull’altare dell’interesse personale, persino nel bel mezzo di una pandemia.

Che qualcosa di positivo potesse scaturire perfino da un’infezione così pericolosa lo si era intuito già ieri sera, quando alla Camera Federico Fornaro, deputato di Liberi e Uguali – quanto di più distante politicamente dal berlusconismo – aveva auspicato un “pronto ristabilimento” all’ex premier. Segnali di vita dal pianeta umanità, guizzi di fair play che sarebbe bene prolungare anche oltre il contagio. Ma soprattutto, paradosso della storia, accecante rimpianto di ciò che Berlusconi ha inseguito invano per tutta la sua vita politica: la legittimazione unanime del suo ruolo nel Paese, la pacificazione attorno alla sua figura.

Qualcosa che annusò soltanto nel 2009, per poche ore, nel 25 aprile ricordato per il discorso di Onna insieme ai partigiani, quello in cui si faceva interprete della volontà di fare della Resistenza la “festa di tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi”. Raggiunto l’apice della popolarità, lambita la definizione di padre della patria, iniziò l’indomani la caduta a rotta di collo: dalla presenza ad una festa di Noemi Letizia, sintomo della principale debolezza del Cavaliere.

Da allora molta acqua sotto i ponti è passata. Qualcuno sogna addirittura per Berlusconi un futuro al Quirinale. Lui per primo non ha mai rinunciato a coltivare questa idea. Difficilmente accadrà. Ma se una sorta di rovescio della medaglia positivo può esserci nella storia di un uomo chiamato ad affrontare il coronavirus sulla soglia degli 84 anni è questo: proprio lui, il “divisivo” per antonomasia, che diventa punto di convergenza tra le parti, polo attorno al quale sotterrare l’ascia di guerra. Con la politica italiana, per una volta, migliore anche dei suoi parenti più prossimi: gli elettori. Quelli che anche in queste ore non hanno rinunciato ad un’ironia cattiva nei confronti di Berlusconi, in molti casi godendo del contagio, in altri addirittura auspicando un esito infausto. Perché si può guarire da molti mali, anche dal coronavirus, ma non da cattiveria e stupidità.

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