Dicembre 7, 2020

Conte è Mes male

Da quando il Conte II ha visto la sua nascita, è forse la prima volta in cui Giuseppe Conte si sente (ed è) realmente in bilico. Ecco spiegato il nervosismo dell’ultima conferenza stampa. Mai, davanti a milioni di italiani, si era visto un Conte così irritato con i giornalisti, così in modalità da difesa e contrattacco. E il giorno dopo, l’intervista concessa al direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, ha certificato la percezione di un presidente del Consiglio sempre più solo, protagonista però di un isolamento scientificamente cercato, e non a caso nel mirino degli alleati.

Sembra passato un secolo da quando Nicola Zingaretti definì il premier un “fortissimo punto di riferimento di tutte le forze progressiste”. Adesso il Pd, sebbene sia sempre diviso tra chi immagina un matrimonio duraturo coi 5 Stelle e chi ha ancora un po’ di senno, lancia un giorno sì e l’altro pure chiarissimi “avvisi di sfratto“, recepiti a Palazzo Chigi come coltellate dietro le spalle, stoccate inattese, nonostante sia ormai da mesi che il segretario dem chieda un “cambio di passo” al governo.

Il sintomo della situazione in bilico nelle ultime ore, però, lo dà non tanto la scelta degli esponenti di Italia Viva di disconnettersi nel pieno della videoconferenza in corso sulla cabina di regia del Recovery Fund, quanto il fatto che due azionisti di maggioranza come Renzi e Di Maio scelgano lo stesso giorno per essere intervistati su Repubblica sul futuro dell’esecutivo: segno inequivocabile che ormai non ci si parla più direttamente, ma per mezzo dei giornali.

Renzi garantisce l’appoggio dei suoi almeno fino all’approvazione della Legge di Bilancio: così suggerendo che al più tardi la resa dei conti, se non proprio la resa di Conte, potrebbe avere inizio col nuovo anno. Di Maio si erge a difensore del premier dinanzi ai frondisti grillini. E questo dà la dimensione della crisi: se a tutelare la leadership di Conte dev’essere l’ex capo politico, con cui in tempi non sospetti non sono mancati screzi, è chiaro che il presidente del Consiglio non possa dormire sonni tranquilli.

Arroccato a Palazzo Chigi, ormai molto più a suo agio con gli alleati europei piuttosto che con quelli di governo, Conte sa che i prossimi giorni segneranno il suo futuro. D’altronde, con l’arrivo dei vaccini, potrebbe finalmente concludersi la fase emergenziale della pandemia, che tanti colpi alla sua leadership ha parato in partenza. E allora, a poche ore dall’appuntamento in Parlamento che testerà la tenuta della sua maggioranza, si può concludere dicendo che no, “Conte non è Mes bene”.


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