Febbraio 2, 2021

Draghi, whatever it takes

Tutte le pedine sono andate a dama: Mario Draghi convocato al Quirinale alle 12 di domani. Questo è il preludio ad un incarico che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affiderà all’ex governatore della BCE con una consapevolezza: i partiti non potranno rifiutare l’appello a quello che viene chiamato genericamente “governo istituzionale”, ma altro non è che un “governo del Presidente”.

Può il Pd, che pensa a se stesso come il Partito della Nazione, rispondere picche all’appello accorato del capo dello Stato? Risposta: non può.

Può Forza Italia, un partito che in Europa fa parte del Partito Popolare Europeo (leggasi alla voce Merkel) rifiutare sostegno a Mario Draghi? Risposta: non può.

Possono Lega, MoVimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia, continuare a chiedere le urne, elezioni subito, dopo la lista di controindicazioni elencata da Sergio Mattarella? Risposta: sulla carta possono, perché sono capaci di tutto, ma sono consapevoli – o quanto meno dovrebbero – che una scelta simile equivarrebbe a mettersi al di fuori dall’arco costituzionale.

Infine, può Italia Viva dire no a Mario Draghi, se Mario Draghi era fin dal primo momento l’approdo che Matteo Renzi sperava di raggiungere aprendo la crisi di governo? Risposta: non può.

In questo semplice riepilogo, in questo quadro della politica italiana, c’è la risposta alla domanda di questa sera: Draghi formerà un governo? Sì, lo formerà. E darà vita a quello che qualcuno ha chiamato il “governo dei migliori”. Un esecutivo di salvezza nazionale, per uscire fuori dalla pandemia, per mettere in sicurezza il Paese.

“SuperMario” lo ha già fatto una volta: salvando l’Euro e l’Italia da una sorte greca. Ci sono buoni motivi per credere che possa farcela di nuovo.

Poi guarderà al Colle, perché è chiaro ciò che questo blog aveva anticipato da tempo: Draghi ripercorrerà lo schema che fu del suo mentore, Carlo Azeglio Ciampi. Un passaggio a Palazzo Chigi, poi tutto porta a pensare che Sergio Mattarella abbia appena indicato il suo successore al Quirinale.

Qualcuno stanotte si straccia le vesti, gli orfani del Contismo credono di aver perduto uno statista: la verità è che l’Italia questa sera ha ricevuto una grazia. Immeritata ma una grazia.

Serviva un numero uno per uscire dalle secche: Draghi è il colpo di mercato allo scadere che ti svolta la stagione, la riserva della Repubblica che diventa fortunatamente titolare, il vaccino al virus della mediocrità.

C’è un Paese da ricostruire, c’è un’Italia da rifare.

Sì, “whatever it takes”, ad ogni costo.

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