Aprile 14, 2021

La trappola di Bettini: c’è Draghi nel mirino

Tutti a concentrarsi sulla difesa di Bettini nei confronti di Conte. A meravigliarsi del fatto che l’ideologo dell’alleanza strutturale tra Pd e M5s sostenga che Conte è caduto “per una convergenza di interessi nazionali e internazionali”, e non “per i suoi errori o ritardi” che – Bettini concede gentilmente – “in parte ci sono stati”. Eppure è tipico della storia della sinistra, o almeno di una sua parte, l’abitudine a negare le proprie responsabilità nei (tanti) fallimenti politici che l’hanno vista protagonista. Più facile parlare di complotti, poteri forti, all’occasione prendendosela anche con il popolo, responsabile di non aver capito, di aver privilegiato chissà quale demonio con chissà quanti scheletri nell’armadio. Loro, quelli di sinistra, tutti santi, ovvio.

La verità, però, è che nel manifesto della sua nuova area politica, “Le Agorà”, il dirigente democratico rifila a Mario Draghi la sua puntura più velenosa. Lo fa ricostruendo lo scenario seguito alla caduta di Conte, le mosse messe in campo dal Quirinale dopo il mancato “asfaltamento” dei renziani per mano di quella che Bettini non esitò a definire – questo blog non è affetto da memoria corta – “carta decisiva del fronte democratico“.

Scrive infatti Bettini che “nel vuoto e nell’incertezza” che si era “determinata, il presidente Mattarella ha saputo mettere a disposizione della Repubblica Mario Draghi. Una grande personalità. Una risposta di emergenza ad una situazione di emergenza“. Sembrerebbe un passaggio innocuo, ma non lo è. L’emergenza, per definizione, non può durare troppo. A quel punto assume un carattere di cronicità che non la rende emergenza ma normalità.

Ecco, in questo voler inquadrare Draghi come una “risposta di emergenza ad una situazione di emergenza“, si scorge già la volontà di impedire una lunga permanenza a Palazzo Chigi dell’ex governatore della BCE. Forse il desiderio, non confessato ma tradito, di riallacciare il prima possibile i fili del discorso con quel “punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste” che sembra aver rubato il cuore di Goffredo Bettini.

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