Aprile 26, 2021

Draghi, discorso di un italiano agli italiani

Il sottopancia del canale della Camera dei Deputati, quando Mario Draghi prende la parola, fornisce un indizio su ciò che il Parlamento è pronto ad ascoltare. “Prof.”, recita la scritta in sovrimpressione, e più descrittiva non potrebbe essere, visto che è una lezione quella che il presidente del Consiglio tiene a Montecitorio.

L’oggetto potrebbe esser così riassunto: “Come governare e fare l’interesse di una nazione, senza scadere nella retorica sovranista e populista”. Il ché non vuol dire, ad esempio, non citare mai la parola “popolo“. Al contrario, è probabilmente il passaggio politicamente più alto quello in cui Draghi si dice “certo che attueremo questo Piano” e “certo che l’onestà, l’intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità e gli interessi costituiti“.

Questa certezza, dice “non è sconsiderato ottimismo, ma fiducia negli italiani, nel mio popolo“. Appunto.

Draghi, insomma, prima che un esponente dell’elite europea, è un signore italiano. E ci tiene a ribadirlo. Nonostante ne abbia dato ampia prova da governatore della BCE: salvando l’Euro, l’Europa e dunque il Belpaese. Dovrà farsene presto una ragione chi lo definiva come un losco figuro rappresentante la Troika. La questione è opposta: dopo Mario Draghi c’è la Troika. E’ bene dirselo: non avremo un’altra occasione, un nuovo paracadute. Draghi rappresenta entrambi.

Per questo motivo, quando il presidente del Consiglio apre il suo intervento alla Camera sostenendo che il Pnrr non è “un insieme di progetti, di numeri, obiettivi e scadenze“, quando chiede di “metterci dentro le vite degli italiani“, ha presente la portata della sfida che lo attende.

Che sia chiaro: neanche il più stimato tra noi può vincere da solo questa partita. Se l’ambizione è ricreare un nuovo miracolo economico e sociale, in primis i partiti dovranno adoperarsi per crearne le condizioni e il clima. Così sembra essere rivolto proprio ad alcune forze della sua maggioranza il richiamo a non anteporre “miopi visioni di parte al bene comune“. Perché dopo, ammette lo stesso Draghi, “forse non vi sarà più tempo per porvi rimedio“.

Non è un caso che citi De Gasperi, un padre della Patria, nel dire che “l’opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini disinteressati pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune. A noi l’onere e l’onore di preparare nel modo migliore l’Italia di domani“. Una fase si è chiusa: non torneremo alla normalità di ieri, siamo sulle soglie di un nuovo mondo. E Draghi chiama in causa la capacità dei suoi connazionali a “lavorare insieme quando l’emergenza ci chiama alla solidarietà e alla responsabilità”.

Poi la chiosa: “E’ con la fiducia che questo appello allo spirito repubblicano verrà ascoltato, e che si tradurrà nella costruzione del nostro futuro, che presento oggi questo Piano al Parlamento“.

Più che il discorso di un premier, il discorso di un italiano agli italiani.

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