Draghi, discorso di un italiano agli italiani
Il sottopancia del canale della Camera dei Deputati, quando Mario Draghi prende la parola, fornisce un indizio su ciò che il Parlamento è pronto ad ascoltare. “Prof.”, recita la scritta in sovrimpressione, e più descrittiva non potrebbe essere, visto che è una lezione quella che il presidente del Consiglio tiene a Montecitorio.
L’oggetto potrebbe esser così riassunto: “Come governare e fare l’interesse di una nazione, senza scadere nella retorica sovranista e populista”. Il ché non vuol dire, ad esempio, non citare mai la parola “popolo“. Al contrario, è probabilmente il passaggio politicamente più alto quello in cui Draghi si dice “certo che attueremo questo Piano” e “certo che l’onestà, l’intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità e gli interessi costituiti“.
Questa certezza, dice “non è sconsiderato ottimismo, ma fiducia negli italiani, nel mio popolo“. Appunto.
Draghi, insomma, prima che un esponente dell’elite europea, è un signore italiano. E ci tiene a ribadirlo. Nonostante ne abbia dato ampia prova da governatore della BCE: salvando l’Euro, l’Europa e dunque il Belpaese. Dovrà farsene presto una ragione chi lo definiva come un losco figuro rappresentante la Troika. La questione è opposta: dopo Mario Draghi c’è la Troika. E’ bene dirselo: non avremo un’altra occasione, un nuovo paracadute. Draghi rappresenta entrambi.
Per questo motivo, quando il presidente del Consiglio apre il suo intervento alla Camera sostenendo che il Pnrr non è “un insieme di progetti, di numeri, obiettivi e scadenze“, quando chiede di “metterci dentro le vite degli italiani“, ha presente la portata della sfida che lo attende.
Che sia chiaro: neanche il più stimato tra noi può vincere da solo questa partita. Se l’ambizione è ricreare un nuovo miracolo economico e sociale, in primis i partiti dovranno adoperarsi per crearne le condizioni e il clima. Così sembra essere rivolto proprio ad alcune forze della sua maggioranza il richiamo a non anteporre “miopi visioni di parte al bene comune“. Perché dopo, ammette lo stesso Draghi, “forse non vi sarà più tempo per porvi rimedio“.
Non è un caso che citi De Gasperi, un padre della Patria, nel dire che “l’opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini disinteressati pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune. A noi l’onere e l’onore di preparare nel modo migliore l’Italia di domani“. Una fase si è chiusa: non torneremo alla normalità di ieri, siamo sulle soglie di un nuovo mondo. E Draghi chiama in causa la capacità dei suoi connazionali a “lavorare insieme quando l’emergenza ci chiama alla solidarietà e alla responsabilità”.
Poi la chiosa: “E’ con la fiducia che questo appello allo spirito repubblicano verrà ascoltato, e che si tradurrà nella costruzione del nostro futuro, che presento oggi questo Piano al Parlamento“.
Più che il discorso di un premier, il discorso di un italiano agli italiani.