Giugno 16, 2021

Summit Biden-Putin: guida all’incontro dell’anno

Il summit tra Joe Biden e Vladimir Putin avrà inizio tra pochi minuti. Sebbene sia solo il mese di giugno, possiamo già considerarlo l’incontro dell’anno.

Dove si terrà il summit Biden-Putin?

Sede dell’incontro sarà Villa La Grange, edificio del 18esimo secolo non nuovo a fare la storia della diplomazia. Qui fu firmata nel 1864 la prima convenzione di Ginevra. 

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Sempre a Villa La Grange papa Paolo VI, nel giugno del 1969, rivolse un appello alle potenze nucleari perché si convertissero in “generosi architetti di pace”. 

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Quanto durerà l’incontro?

Questa splendida cornice farà compagnia ai due presidenti e alle rispettive delegazione per un incontro che avrà durata di “4-5 ore, comprese le pause“, ha detto il portavoce del Cremlino, Peskov. La Casa Bianca ha confermato questa previsione. Se dovessero uscire molto prima dalla stanza, per intenderci, significherebbe che qualcosa è andato storto. 

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Di cosa parleranno Biden e Putin?

Gli Usa vogliono con la Russia una relazione “prevedibile”, ha detto Biden. Di fatto: non vogliono avere guai da Mosca per concentrarsi unicamente sulla Cina.

Putin, che lo stesso presidente Usa ha definito nelle ultime ore un “degno avversario”, questo lo sa: perciò imposterà le trattative da un punto di forza. Inevitabilmente si finirà per parlare di Ucraina. L’adesione alla NATO annunciata dal presidente Zelensky lunedì sera, a meno di 48 ore dal summit, sebbene smentita da Biden, è come una miccia accesa in un deposito di fuochi d’artificio. La Russia non può accettare di avere la NATO, quindi di fatto gli USA, sulla soglia di casa.

Ovviamente si parlerà anche di Bielorussia, con Biden intenzionato a riaprire il discorso dell’aereo Ryanair dirottato per volontà di Lukashenko e della detenzione del giovane attivista d’opposizione Roman Protasevich.

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La narrazione americana fondata sul rispetto dei diritti umani, poi, porterà inevitabilmente il presidente USA a chiedere la scarcerazione di Alexei Navalny. Putin in questo senso ha fornito il suo punto di vista sulla questione in un’intervista di poche ore fa alla NBC: “Se posso garantire che uscirà vivo di prigione? Guardi, queste decisioni in questo paese non sono prese dal presidente. È un tribunale che decide se liberare o no qualcuno. Per quanto riguarda la salute, di tutti quelli che sono in carcere, è un qualcosa di cui è responsabile l’amministrazione di ogni carcere“.

Sul tavolo anche l’ipotesi di un trattato per vietare gli attacchi informatici, già ignorata dall’amministrazione #Trump. Così come quella di uno scambio di prigionieri (ma per ora i due governi hanno smentito).

La portata principale: la Cina

Potremmo anche non trovarne traccia nel comunicato finale, ma la portata principale sarà inevitabilmente la Cina. Logica vuole che, per spodestare il numero Uno, 2 e 3 si alleino. Cina e Russia, però, non si amano, per usare un eufemismo. Di più, c’è una regola inviolabile nella grammatica strategica: mai allearsi col vicino, sempre tifare per la potenza più lontana, che un giorno, inevitabilmente, abbandonerà il continente. 

Dipendesse da loro, insomma: i russi sceglierebbero l’America. Ma non è una scelta nelle disponibilità di Putin, che potrebbe trovarsi “costretto” a schierare Mosca con Pechino. Ed è qui che arriva la domanda decisiva a livello geopolitico: Biden cercherà di “giocare” Putin contro Xi?

La storia dice no: gli Usa non vogliono sacrificare influenza sull’Europa (ciò che Putin chiederebbe in cambio), continente decisivo, perla dell’impero a stelle e strisce. Se lo facessero, vorrebbe dire che considerano Cina minaccia esistenziale, da fermare ad ogni costo e con ogni mezzo. Prima che sia troppo tardi.

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