Giugno 28, 2021

Giuseppe Conte vuole “pieni poteri” nel MoVimento 5 Stelle

Se cercate una sintesi della conferenza stampa di Giuseppe Conte, eccola nel titolo.

Lo dice con i toni che gli sono propri, scaldandosi solo quando crede di notare una provocazione nella domanda del giornalista di turno, ma è questo il messaggio di fondo che l’ex premier indirizza a Beppe Grillo.

Vuole la sua creatura, si sente deputato a farla crescere, pensa di avere dentro di sé le qualità necessarie ad invertire quella che non esita a definire “fase di declino” del MoVimento 5 Stelle. Per questo gioca su un delicato equilibrio: da una parte sostiene di non aver alcun piano B – ovvero un suo partito personale – per non essere tacciato di ambiguità, di possibile tradimento; dall’altra pone Grillo dinanzi ad un bivio, decidere “se essere il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura in autonomia o il genitore padrone che ne contrasta l’emancipazione”.

In questa frase sta il senso del ragionamento di Conte: per Grillo immagina un futuro da padre nobile del MoVimento, non più pienamente coinvolto nel processo politico decisionale. Quanto Grillo gli ha fatto presente di non poter accettare, non sentendosi un “ex” della partita, ma ancora un giocatore attivo.

Eppure Conte pensa di avere il coltello dalla parte del manico: per questo fa la sua mossa pubblicamente, chiedendo in conferenza stampa agli organi del partito di far votare online il suo Statuto agli iscritti. “Non mi accontenterò di una vittoria risicata”, dice, così lasciando intendere di aspettarsi un plebiscito.  

Vuole di fatto sottrargli il MoVimento facendo leva sul proprio consenso personale, mettendo così Grillo all’angolo, portandolo alla resa.

Classico ribaltamento della storia – e mi perdonerete se non uso la maiuscola – due anni dopo, ancora d’estate, è Conte per una volta – questa volta – a chiedere per sé “pieni poteri”.

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