5 Luglio 2021

Perché Renzi ha ragione sul DDL Zan

Se c’è un politico che in Italia ha la credibilità per parlare dei diritti delle persone omosessuali risponde al nome di Matteo Renzi. La storia dice che fu il suo governo ad approvare una norma di civiltà come quella delle unioni civili. Oggi, quella legge di buon senso, sembra sia lì da sempre, è diventata la prassi. Nel 2016 non lo era, e va riconosciuto il coraggio di chi decise di andare fino in fondo.

Ecco perché gli argomenti di Pd e MoVimento 5 Stelle, gli attacchi sterili di chi cerca di assimilare Matteo Renzi a Matteo Salvini nel tentativo di affossare il Ddl Zan si descrivono per ciò che sono: propaganda.

Chi scrive si è già espresso in tempi non sospetti sulla questione: una legge contro l’omotransofobia serve, ma la Zan è una legge “ideologica, pasticciata, opaca in molti aspetti“. Chi ha interesse a tutelare milioni di persone omosessuali dovrebbe dimostrarlo senza inseguire quella che il bravo Lorenzo Pregliasco ha definito “politica Netflix“, la politica degli influencer “alla Fedez” che possono sì sensibilizzare su un tema, ma non hanno i voti in Parlamento (almeno, non ancora) per tradurre gli slogan in fatti.

Bisogna essere realisti: è vero che qualcuno sarebbe stato felice di abolire la democrazia rappresentativa – chiedete all’ex (?) titolare del partito che ha vinto le Politiche del 2018 – , ma al 5 luglio 2021 le leggi passano se hanno i voti nei due rami del Parlamento. E non bisogna essere grandi conoscitori del Transatlantico o vagare con il pallottoliere in mano per sapere che il Ddl Zan i voti non li ha.

A Palazzo Madama l’ex maggioranza giallorossa non può fare affidamento sui propri parlamentari: almeno 5 senatori del Pd non voterebbero, nel segreto dell’urna, per questa legge. In tutto sarebbero almeno – sì, almeno – una decina a sfilarsi. Questo vuol dire che serve un compromesso: come per tutte le grandi svolte, è necessario affidarsi a quella parolaccia che è invece l’essenza della politica.

Enrico Letta, segretario del Pd, è chiamato a decidere cosa vuol fare da grande. Può scegliere di far stampare il suo volto su migliaia di poster, essere l’idolo di una certa sinistra che non ha mai ottenuto nulla, sfilare a petto in fuori al prossimo Gay Pryde, continuare a produrre proposte-bandiera come quella della tassa di successione, del voto ai sedicenni. Può legittimamente lasciarsi cullare dall’idea di essere un leader “de sinistra”, essere accarezzato dai soliti giornalisti di quella parte politica, ricevere l’accoglienza calorosa dei soliti conduttori nei talk show che non segue ormai più nessuno. E’ legittimo, sono scelte.

Così il suo partito, ma anche il MoVimento 5 Stelle – non è chiaro se nella persona di Grillo o di Conte – può decidere di puntare il dito contro il nemico per eccellenza di questa stagione politica, equiparare Renzi a Salvini, dire che i due Matteo sono uguali, andranno insieme alle elezioni, aggiungendo al copione un classico del tema: in realtà Renzi è sempre stato di destra, ricordate il patto del Nazareno? Anche in questo caso, è legittimo decidere di continuare su questa falsariga. Di più: è altamente probabile che a livello elettorale una tattica di questo tipo paghi. Perché non c’è, in questo periodo storico, niente di più facile che colpevolizzare Matteo Renzi (e ve lo dice uno che non lo ha mai votato).

Però alla fine la sostanza resta: quella legge, per quanto sia cool tra gli influencer e i loro followers, per quanto i social abbiano deciso che ogni revisione alla Zan rappresenti un passo indietro, semplicemente non ha i voti. Si può dunque scegliere di far affondare in Parlamento questa misura e lasciare privi (o quasi) di tutela milioni di cittadini. Oppure si può scegliere, per una volta, di crescere, di cercare un compromesso anche con l’avversario politicio, addirittura di portarlo quanto più possibile vicino alle proprie posizioni. Non è facile come prendere like facendo un post ideologico alla Letta o alla Fratoianni, è vero, però alla fine è così che si cambia la vita delle persone, in meglio. Ecco perché Renzi ha ragione sul Ddl Zan.

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