Luglio 28, 2021

Giustizia, la mossa di Salvini: “Così Conte è fuori”

Quando il premier Draghi disse che eventuali modifiche al testo licenziato dal Consiglio dei ministri avrebbero dovuto essere unicamente di carattere tecnico, aveva una consapevolezza dalla sua.

Sapeva che rimettere in discussione l’intero impianto della riforma avrebbe significato il rischio di far saltare l’intesa sulla giustizia. Ed è esattamente quello che sta accadendo.

Le richieste dei 5 Stelle, in questi giorni di trattative, sono state continuamente al rialzo. Giuseppe Conte sta tirando la corda, perché questo gli impone la dialettica interna al MoVimento: non arretrare rispetto alle richieste dell’ala degli intransigenti. Possibilmente premurandosi di non strappare con il premier Draghi: perché una rottura significherebbe una scissione da parte dei governisti che si riconoscono in Luigi Di Maio. Un lavoro di sartoria ad alto coefficiente di difficoltà.

Conte, però, ha già commesso un primo errore di inesperienza da leader di partito. E’ successo ieri, quando ha svelato tutte le sue mosse parlando ai giornalisti. Tentazione irresistibile per l’avvocato, vizio atavico che gli avversari hanno deciso di sfruttare. Così, quando Conte ha detto che senza modifiche sarà “molto difficile” per il MoVimento 5 Stelle votare la fiducia, ecco che la Lega ha pensato bene di prenderlo in parola.

A comunicare la linea del Carroccio è stata la titolare del dossier giustizia, Giulia Bongiorno, che sempre ieri ha pronunciato parole sibilline: “La Lega, in merito alle proposte di correzione alla prescrizione, è fedele al testo approvato dal Consiglio dei Ministri e leale agli accordi presi”. Tradotto: per Salvini vale il compromesso approvato dal Cdm, quello che non ha il consenso di Conte.

Si tratta di una mossa tattica volta chiaramente a mettere in difficoltà l’avvocato del popolo. Forse una provocazione. Eppure basata su un elemento di solidità: la riforma Cartabia ha avuto l’ok di tutti, anche dei ministri M5s, prima dell’avvento di Conte. Se non si trova un nuovo compromesso, vale il precedente. Tranne per chi voglia sfilarsi, dall’accordo e dal governo, s’intende.

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