Luglio 30, 2021

Anche il New York Times loda Draghi: “Può sistemare l’Italia”

Se è vero che in Italia ci sono giornalisti minori che passano il tempo a definire Mario Draghi un “figlio di papà” che “non capisce un cazzo”, nel resto del mondo la considerazione di cui gode il premier è a dir poco elevata.

Basta leggere l’articolo pubblicato oggi dal New York Times, firmato da uno degli editorialisti di punta del quotidiano della Grande Mela, quel Jason Horowitz che si è concentato sul tema politico di queste ore in Italia: la riforma della giustizia.

La schermata che si presenta davanti ad un lettore del New York Times in qualsiasi angolo del Pianeta è la seguente:

La traduzione del titolo non è semplicissima, soprattutto per quel che concerne la definizione di Mario Draghi, soprannominato appunto “Mr. Fix-It”. Una sorta di “Signor risolvo i problemi”, un sistematore delle cose rotte. Bene, questo Mr. Fix-It, scrive il NYT, sta cercando di “sistemare il travagliato sistema giudiziario del paese – e anche la sua politica”. Travagliato a parte (fantastico!), l’analisi del giornale USA precisa che secondo Draghi “senza processi più veloci tutto il rinnovamento economico e il cambiamento politico richiesto in Italia non arriverà – e c’è molto che deve cambiare”.

Ma leggete come prosegue l’articolo: “La questione è diventata il primo grande test, al di là delle vaccinazioni, per vedere se Draghi, un titano dell’Unione Europea che ha contribuito a salvare l’euro, può far leva sulla sua formidabile reputazione di Mr. Fix-It e sulla grande coalizione politica alle sue spalle per risolvere un problema che si trascina da tempo e che ha minacciato il processo democratico e l’economia in Italia, l’ultima delle maggiori potenze europee a sfuggire a revisioni di vasta portata dei suoi sistemi postbellici“.

Chiosa stellare: “La mossa di Draghi ha tutto il potenziale per cambiare un paese dove, come si dice, “non sei nessuno se non sei sotto inchiesta”. Non è altro che un tentativo di ripristinare la fiducia degli italiani nei loro leader politici e nelle istituzioni dopo decenni di vetriolo anti-establishment, titoli arrabbiati e invettive sui social media”.

Parola del New York Times, mica di questo blog…

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