Agosto 5, 2021

Siena, Letta senza pace: teme l’agguato di Franceschini e Renzi

Avesse saputo quello che lo attendeva, Enrico Letta c’avrebbe pensato certo due volte prima di candidarsi alle elezioni suppletive per il collegio di Siena. Anzi tre. Perché a dirla tutta il segretario del Pd non ha preso a cuor leggero la decisione di correre per un posto in Parlamento.

Da una parte la necessità di guidare il partito “in presenza” in Aula, a maggior ragione in vista dell’elezione del presidente della Repubblica; dall’altra i rischi insiti in una campagna elettorale, l’imprevedibilità che essa comporta, come dimostra perfettamente lo scoppio del caso Mps a meno di due mesi dal voto.

Del resto non sono stati in pochi, all’interno del Pd, a sconsigliarlo dal tentare l’impresa. Sono gli stessi che oggi, vista come si è complicata la partita, rivendicano di aver a suo tempo messo in guardia il segretario dall’idea di mettere nel mirino il seggio lasciato libero da Pier Carlo Padoan. Tra questi spiccano i parlamentari fedeli al ministro del Lavoro Andrea Orlando, proprio quelli che in queste ore – come conferma Il Giornale – stanno insinuando nella testa di Letta il dubbio di essere vittima di un gigantesco agguato con un mandante ben preciso: Dario Franceschini.

Uomo nell’ombra per eccellenza della politica italiana, abilissimo nel tessere la tela come uno dei personaggi dei suoi romanzi, il ministro della Cultura viene considerato il più grande nemico interno di Enrico Letta.

Deciso a “vendicare” la sostituzione come capo-delegazione del Pd nella compagine governativa – rimpiazzato guarda caso dallo stesso Orlando – Franceschini avrebbe iniziato a lavorare in silenzio (come sempre) al suo grande piano: l’elezione a presidente della Repubblica.

Ma cosa c’entra questo con Siena? Semplice: uno dei tasselli da mandare a posto sarebbe proprio la sconfitta a Siena di Enrico Letta, che certo preferirebbe vedere al Quirinale un altro uomo (o donna) rispetto a Dario Franceschini.

Quest’ultimo, dal canto suo, è certo di poter contare su un consenso largo: di riuscire a pescare qualcosa addirittura in Forza Italia, ma anche nelle file di Italia Viva. I più maliziosi, a questo riguardo, hanno notato come nelle ultime settimane Renzi abbia iniziato a buttare qua e là il nome del ministro della Cultura. L’ultima volta nel corso di un evento di presentazione del suo libro moderato da Enrico Mentana. In quell’occasione Renzi, parlando delle ultime ore del governo giallorosso, ha detto di aver avuto il sospetto di essere stato registrato in video-call da Vito Crimi e di averlo confidato allo stesso Franceschini. Niente di clamoroso, ma il modo per sottolineare l’esistenza di un rapporto con “Dario”.

Sospetti che si legano ad un altro ragionamento fatto in queste ore in casa Pd. E che portano, vuoi o non vuoi, sempre a Renzi. Ti sei chiesto – dicono molti dem a Letta, palesando una forma neanche tanto nascosta di ossessione – come mai Matteo ha deciso di sostenerti? L’insinuazione è che il supporto di Italia Viva sia soltanto di facciata, teso a fare schiantare Letta, a metterlo nelle condizioni di “trarre le conseguenze” dalla sua sconfitta, come promesso pubblicamente nei primi giorni di campagna elettorale.

La conferma che i pianeti si stiano allineando in maniera ostile rispetto alla sua corsa, d’altronde, Letta l’ha avuta anche dal tempismo del caso Mps. Grana di cui avrebbe fatto volentieri a meno e che spera trovi soluzione ben oltre la data del voto.

Tutto questo senza dimenticare che a giocare un ruolo sarà anche il centrodestra. Il candidato, ad oggi, resta Tommaso Marrocchesi Marzi, ma sono in tanti a pensare che in extremis possa essere messa in campo la candidatura del sindaco della città del Palio. Quel Luigi De Mossi che in questi giorni ha assunto un ruolo di primo piano nel difendere il legame tra il Monte e la città di Siena.

Letta, insomma, vede fantasmi ovunque. Ciò che deve sperare di non vedere è lo spettro di una sconfitta.

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