Ottobre 6, 2021

Retroscena, Draghi e lo strappo di Salvini: “Non lo capisco”

Non entra nel dettaglio della tattica, perché non è il suo mestiere disegnare la strategia politica della Lega. Ma Mario Draghi fatica a comprendere le ragioni di Matteo Salvini.

Quando Massimo Garavaglia lo informa che la Lega non prenderà parte al Consiglio dei ministri chiamato ad approvare la delega fiscale, il premier nasconde a fatica il suo stupore. Neanche 24 ore prima era stato il leader del Carroccio in persona a tirarlo per la giacca senza apparente motivo, commentando il risultato del primo turno delle amministrative con una frase che agli occhi del capo del governo come una chiara forzatura: “Nessuno tocchi Draghi“.

Nervoso, evidentemente con ancora addosso le scorie della sconfitta, infastidito dalle analisi dei giornali, un giorno più tardi è proprio Matteo Salvini a far ballare il governo, a dire che la delega fiscale “non è l’oroscopo” e a chiedere che “si cambi metodo“, puntando il dito dunque sulla gestione della maggioranza dello stesso premier.

E’ un gesto che Draghi aveva messo in conto, avendo ormai da qualche tempo imparato a conoscere Salvini. Il leader del Carroccio è solito usare il suo istinto politico, sprovvisto com’è di capacità tattica e predisposizione al disegno di lungo periodo. Un fallo di reazione dopo la batosta elettorale, dunque, per Draghi era nelle cose. Ma il premier non pensava sarebbe stato indirizzato proprio contro di lui. “Non lo capisco“, ha confidato ai suoi più stretti collaboratori e anche ai ministri leghisti con cui ha sviluppato in questi mesi un rapporto schietto., senza filtri Il premer è convinto che il risultato uscito dalle urne sia chiaro: la Lega è stata punita perché al governo ma in maniera poco convinta, ondivaga nel suo modo di partecipare all’esecutivo, marginalizzata dagli sbalzi d’umore del suo leader, poco seria nell’inseguire i cavalli di battaglia di pochi estremisti.

Di nuovo: non lo dice apertamente, perché la considera un’invasione di campo, ma Draghi pensa che Salvini si stia facendo del male da solo. “Eravamo d’accordo“, riflette ad alta voce parlando della delega fiscale. Per diversi minuti, al telefono con Garavaglia prima e con Giorgetti poi, cerca di convincere la Lega a non disertare. Non ci riesce: è chiaro ai suoi occhi che non si tratti di una decisione nel merito, ma di una mossa studiata a tavolino. Eppure non sa decifrarne il senso, non ne riconosce l’approdo, visto che Salvini in serata gli assicura di non voler aprire alcuna crisi.

In ogni caso, non perde troppo tempo a ragionarci sopra. Arrivato in Consiglio dei ministri, Mario Draghi è asciutto con tutti gli altri. “Come vedete, non sono presenti i vostri colleghi della Lega“. Punto. Non c’è margine per ulteriori discussioni, per gossip o discussioni infinite. “Il governo va avanti“, sancirà poco dopo in conferenza. Con o senza Salvini, è il sottotesto.

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Un commento su “Retroscena, Draghi e lo strappo di Salvini: “Non lo capisco”

  1. CHI NON SA PERDERE ED ANALIZZARE IL PERCHE’, NON POTRA’ MAI VINCERE. LA REAZIONE DELLA PERDITA HA BUTTATO GIU’ LA MASCHERA E SI E’ FATTO SCOPRIRE DA CHI AVEVA UN ALTRA IMPRESSIONE. INNANZITUTTO COSA ABBIA VOLUTO DIMOSTRARE NON PARTECIPANDO AL CONSIGLIO DEI MINISTRI CON LA INCOERENTE AGGIUNTA: CON L’ASSICURAZIONE DI NON VOLER APRIRE ALCUNA CRISI. HO L’IMPRESSIONE CHE LA GOCCIA CHE ABBIA FATTO TRABOCCARE IL VASO CHE LA MELONI L’HA SUPERATO COME PRIMO PARTITO DELLA DESTRA.

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