Ottobre 11, 2021

Il benaltrismo di Salvini e Meloni: il problema non sono i fascisti ma Lamorgese

Lo sport preferito di chi strizza l’occhio ai complottisti di ogni risma è il benaltrismo. Per definizione, “l’atteggiamento di chi elude un problema sostenendo che ce ne sono altri, più gravi, da affrontare“. Così succede che dopo gli scontri a Roma a margine della manifestazione No Green Pass, Salvini e Meloni decidano di dribblare la questione dirimente, quella dei violenti ai quali in questi mesi hanno offerto sponda e copertura politica con le loro battaglie insensate e antiscientifiche, dicendo che ci sono “ben altri” problemi cui pensare.

Inizia Meloni, dicendo che quella romana è “sicuramente violenza e squadrismo” – e questo blog ringrazia per l’ovvietà – ma, precisa la leader di Fratelli d’Italia, “poi la matrice non la conosco. Nel senso che non so quale fosse la matrice di questa manifestazione ieri, sarà fascista, non sarà fascista non è questo il punto“. Ma allora qual è, questo punto? Secondo lei è “l’inadeguatezza del ministro Lamorgese“, colpevole della “totale mancanza di controllo e prevenzione da parte del ministero dell’Interno“.

Dici Lamorgese e non può non accodarsi Matteo Salvini, il quale ha il dente avvelenato da anni per aver perso la posizione che più ha amato amministrare da quando è in politica. E che attacca: “Chiederemo al ministro Lamorgese che sapeva e che non sapeva. Chi sta facendo il ministro come sta passando il suo tempo? Com’è possibile che Castellino fosse in strada? Chi sbaglia paga, gli estremisti violenti, come il ministro“.

C’è un comune denominatore nelle dichiarazioni di Meloni e Salvini, ed è il seguente: i violenti saranno stati pure violenti, lo ammettiamo, ma la colpa è di chi non ha saputo gestirli. Tradotto: Luciana Lamorgese.

Ecco, su questo blog il ragionamento è opposto. Non si afferma che il Viminale sia esente da colpe: al contrario, agli Interni è in atto in queste ore un’analisi approfondita di ciò che non ha funzionato (e non è escluso che salti qualche testa). Ma da due leader – o presunti tali – che ambiscano ad assumere ruoli di governo è lecito, quando si parla di violenze di matrice fascista come quelle cui abbiamo assistito, attendersi onestà intellettuale, capacità di andare al nodo della questione, chiarezza nel prendere le distanze. Non certo il tentativo di spazzare la palla in tribuna. In una frase: ci si aspetta ben altro, non benaltrismo.

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