Ottobre 20, 2021

L’opa gentile di Mariastella su Forza Italia. Gelmini e l’urlo di dolore per Berlusconi

In gergo finanziario l’opa più nota è quella ostile, ma l’aggettivo non si addice certo all’indole di Mariastella Gelmini. Non cadete nella trappola: non vuol dire che il ministro degli Affari regionali sia una sprovveduta, un agnellino sacrificale, anzi. Gianfranco Rotondi, che di Democrazia Cristiana ne sa qualcosa, la descrive “abile e felpata come i grandi dorotei, pronta a colpire e affondare come solo loro sapevano fare“.

Forse allora non è un caso che l’atto di denuncia più forte verso il berlusconismo di una berlusconiana della prima ora giunga oggi, proprio mentre lui, il leader indiscusso, si vede per la prima volta a Villa Grande, la sua nuova residenza romana con gli altri leader, quelli che Gelmini e i moderati di Forza Italia considerano, loro sì, discutibili eccome.

La miccia che fa esplodere un partito in ebollizione è la nomina di capogruppo alla Camera, casella lasciata libera da Roberto Occhiuto, neo-presidente della Calabria. Ma il dissenso sul nome proposto da Tajani è la classica goccia che fa traboccare il vaso.

Quello che un audio chissà poi quanto rubato mette in chiaro è un malcontento che i forzisti di lungo corso covano da lungo tempo, addirittura anni. Una volta si chiamava “cerchio magico”, ma da quando è scoppiata la pandemia c’è chi parla apertamente di “cordone sanitario” per descrivere l’isolamento cui Berlusconi viene sottoposto dai suoi più stretti collaboratori. Licia Ronzulli e Antonio Tajani sono i principali destinatari degli strali azzurri, dei moderati che non hanno bisogno di mostrare il patentino di berlusconiani – visto che è la loro storia personale a parlare – e che pure agli occhi del Cavaliere sono stati a più riprese descritti come “traditori” della causa.

Ne soffrono, come si evince dalle parole di Gelmini: “A Berlusconi è stato detto che noi che siamo al governo siamo ‘draghiani’ e non berlusconiani, gli è stato detto che ci saremmo venduti. E invece, proprio perchè amiamo Fi e non ci rassegniamo al declino che stiamo vivendo o reagiamo adesso o mai più“. Eccolo, il punto: reagire. Perché da qui ai prossimi mesi si deciderà il campo da gioco della politica italiana dal 2023 in avanti, e davvero risulta difficile immaginare che i governisti possano ritrovarsi nella stessa squadra di chi un giorno sì e l’altro no bombarda l’esecutivo – si legga alla voce Meloni e Salvini – peraltro in posizione di subalternità, la stessa in cui oggi versa Forza Italia rispetto ai sovranisti.

Gelmini e soci credono ci sia uno spazio, che sia questo il momento per affermare la “centralità”, in tutti i sensi, di Forza Italia. Ma non possono farlo senza Berlusconi. Perché facendolo andrebbero contro loro stessi, contro la loro storia. Eppure questi ultimi mesi, questi ultimi anni, li portano sempre più a domandarsi se “il Presidente” tornerà mai libero. Libero dal condizionamento di quei collaboratori che gli rappresentano una realtà diversa da quella vera, che lo illudono che il Colle sia davvero alla sua portata per schiacciarlo sui loro convincimenti, spesso di breve respiro, volti a conservare il proprio orticello di potere personale piuttosto che a fare il bene del Cavaliere e della sua creatura politica.

Sembra strano, ma il sentimento che i moderati del partito provano è quello dei figli che crescono: una volta la parola del padre veniva data per oro colato, oggi è messa in discussione. Pensano che Berlusconi stia sbagliando tutto. Ed è probabile abbiano ragione.

Eppure adesso non c’è modo di farglielo capire, e sarà così almeno fino a febbraio, fino a quando Berlusconi non avrà giocato fino in fondo la partita del Quirinale, magari andando a sbattere contro un muro. E allora? Che fare? Qui si torna al punto di partenza, al titolo di questo articolo. Gelmini, Brunetta, Carfagna, tutti si incontrano a sera: nessuno di loro nutre risentimento per l’uomo di Arcore. Il loro è più che altro un urlo di dolore, e quando si soffre tutto è possibile. Anche uno strappo. Per ora s’avanza l’idea di un’opa gentile. Combattere da dentro, restare, spostare l’asse del partito, provarci. Forse è questa la prova di fedeltà più grande. Verso di lui, ovvio, “il Presidente”.

Ti è piaciuto questo articolo? Dietro c’è del duro lavoro! Dammi una mano!

2 commenti su “L’opa gentile di Mariastella su Forza Italia. Gelmini e l’urlo di dolore per Berlusconi

  1. Posizioni finalmente forti e coraggiose. Come è possibile che Forza Italia, europeista da sempre e parte importante del PPE, possa essere unita ed in posizione succube dei sovranisti di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni? Con coloro che sostengono il governo polacco che viola lo stato di diritto e si contrappone frontalmente al Parlamento Europeo e alla Commissione Europea negando il prevalere del diritto europeo su quello nazionale?. O si è europeisti o si è sovranisti. Aerve una scelta.

Lascia un commento