Novembre 1, 2021

G20, tutti i leader pazzi per Draghi: “Mario, resta”. E lui…

Il primo a chiedergli indicazioni sul proprio futuro è stato Joe Biden. Poco avvezzo al sistema politico nostrano, il leader della Casa Bianca aveva appena ricevuto ragguagli sulle scadenze che attendono l’Italia. Era stato Sergio Mattarella in persona ad informarlo che quello di venerdì sarebbe stato con ogni probabilità il loro ultimo incontro da presidenti dei rispettivi Paesi. Così, dopo una calorosa accoglienza nel cortile di Palazzo Chigi, quando le porte si sono chiuse alle loro spalle, Joe Biden ha voluto guardare negli occhi Mario Draghi per chiedergli quali fossero le sue intenzioni. L’americano ha assicurato al primo ministro il supporto degli Stati Uniti “qualunque sia la tua scelta“, che si tratti di salire al Colle o di restare capo del governo.

Come spesso gli è accaduto in questi giorni, Mario Draghi ha esibito il suo sorriso d’ordinanza. Si è stretto nelle spalle e ha ringraziato. Poi ha opposto una riflessione che dà l’idea di quanto sbagliassero i suoi detrattori a bollarlo come uno sprovveduto, un tecnico che avrebbe faticato a comprendere i meccanismi del suo nuovo ruolo: “Tre mesi nella politica italiana sono un’eternità“. Da qui in poi, Draghi non ha avuto particolari problemi a spostare la conversazione su argomenti di maggior urgenza per Italia e Stati Uniti, ma forse non immaginava che Biden sarebbe stato solo il primo di una lunga serie di leader decisi a chiedergli conto delle sue intenzioni nel corso del G20.

Quella che più di tutti auspica una permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi è Angela Merkel. La cancelliera uscente è stata chiara con l’uomo che ha imparato a conoscere da vicino negli anni di guida della BCE. La sua serietà, la capacità di assumere scelte difficili anche se impopolari, sono secondo Merkel la migliore garanzia per l’Italia e di conseguenza per la tenuta dell’Europa. “Mario, resta capo del governo“: gli ha consigliato la tedesca, e di nuovo Draghi ha sorriso col suo ghigno inimitabile, poi le ha preso le mani e l’ha ringraziata. Meno plateale ma altrettanto convinto della necessità per Draghi di restare premier Emmanuel Macron. Il francese è convinto di aver instaurato con l’italiano un rapporto d’elezione, come confermato dalla cena d’inizio settembre a Marsiglia. E ad avvicinarli non è solo la stima (reciproca) ma anche la contingenza politica, che vede proprio nell’addio di Merkel il palesarsi di un’opportunità per Italia e Francia.

Non ha con Draghi questo grado di confidenza Boris Johnson, che anche nel weekend romano si è fatto riconoscere per stravaganza, ma i due si stanno simpatici. A Londra certo accoglierebbero con favore una continuità ai vertici del governo italiano, vissuto in questa fase a Downing Street come un attore equilibrato, capace di svolgere il ruolo di infaticabile tessitore anche nelle trattative più difficili.

Dello spagnolo Sanchez è anche inutile dire: il premier socialista nutre nei confronti di Draghi una stima che a volte rischia di sconfinare nella riverenza. E poi c’è von der Leyen, o semplicemente “Ursula“, come la chiama in privato Draghi, che dalla querelle della mancata seduta offerta da Erdogan ha apprezzato non poco il coraggio del premier italiano nel prendere posizione in sua difesa. E che più e più volte ha espresso a Draghi il suo convincimento che da capo del governo potrebbe meglio aiutare l’Italia e l’Unione Europea.

Si vedrà. Nessuno oggi sa ciò che passa per la testa di Mario Draghi. Eppure chi lo conosce bene lancia un sasso nello stagno, invitando ad osservare quanto il premier sembri un uomo appassionato nelle sue vesti di leader dell’esecutivo, quanto sia pienamente coinvolto nei processi, quanto spesso parli di futuro e passi ancora da compiere insieme in futuro. “Ci sta prendendo gusto, gli piace“. Speriamo.

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