Novembre 12, 2021

È morto Giampiero Galeazzi: voce dello sport, amico delle nostre vite

È morto Giampiero Galeazzi. E basta questo, difficile aggiungere altro. Non serve ripercorrere la sua carriera, non avrebbe onestamente senso. È stato molto più di un giornalista, ha raccontato lo sport, reso immortali gesta che senza la sua voce avremmo finito per dimenticare. È stato narratore protagonista, compagno, amico insostituibile delle nostre vite.

Per riassumere ciò che “Bisteccone” ha rappresentato per questo Paese è forse giusto usare le sue stesse parole: “Ho unito due tipologie diverse di pubblico: sono stato Pippo Baudo e Sandro Ciotti messi assieme, una bomba atomica“. Difficile dire il contrario, se è vero che oggi piange l’appassionato di sport e la nonna che seguiva Domenica In.

Quello per la sua scomparsa è il dolore che si prova solo per i grandi. E come i più grandi anche Galeazzi ha scontato sulla sua pelle il costo dell’invidia: “Mamma Rai ti dà e ti leva. (…) Dovevo fermarmi prima e pensare un po’ alla carriera. M’hanno fatto veramente di tutto… m’hanno tolto il canottaggio due anni prima di andare in pensione. Un dispiacere enorme. Diceva Lello Bersani: tutto è permesso in Rai fuor che il successo. Ho pagato questo. Andavo tra la gente e sembravo l’apostolo. Sempre dritto come un treno, mai fregato niente ai detrattori“.

Amava troppo la vita, l’aveva vissuta in maniera così intensa, per riservarle – in questi ultimi anni – parole amare. Così quando gli si chiedeva dello stato di salute minimizzava. Eppure era da tempo che soffriva. Un’operazione al ginocchio, qualche anno fa, aveva aggravato le sue condizioni. Aveva il diabete, la pressione alta, l’aritmia. A volerle leggere al contrario, tutte patologie “professionali”: sì, perché Giampero Galeazzi ha reso dolci i successi dell’Italia dello sport, ci ha fatto saltare sul divano mettendo a rischio le nostre coronarie. E oggi, apprendendo la notizia della sua scomparsa, ha fatto perdere al nostro cuore più di un colpo. “E come si dice: per la leggenda”.

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