Dicembre 26, 2021

Draghi, “né qui né lì”: il grande gioco dei partiti rischia di farci perdere Super Mario

Archiviata la cena della Vigilia e il pranzo di Natale, la tavola imbandita di Santo Stefano rappresenta l’ultimo momento di (finta) calma della politica italiana prima di tuffarsi in un vortice di appuntamenti decisivi. Ci attendono i fuochi d’artificio. Ma la notte di San Silvestro non c’entra.

Il punto è che già nelle telefonate d’auguri d’ordinanza tra parlamentari è emerso il grande tema delle prossime settimane: quello che corre parallelo al gioco del Colle, il futuro di Mario Draghi. E affianco al riflesso incondizionato delle rassicurazioni, al “tanto è ancora troppo presto, nessuno sa niente“, è venuto a galla pure il non-detto di questa storia: il rischio, concreto, che a furia di tirarlo per la giacca, di voler riaffermare il primato della politica su quello del “Salvatore”, quest’ultimo ad un certo punto si stanchi, faccia i bagagli e si convinca della necessità di tornare a casa propria. Saluti e baci.

Draghi, né qui né lì

Eccolo, il grande spettro che solo in pochi hanno il coraggio di evocare.

Draghi che, per dirla in maniera semplice, alla fine di gennaio non sta “né qui né lì”. Dove “qui” sta per Palazzo Chigi. E “lì” per Quirinale. Perché certo, si può discutere su ciò che il premier intendesse dire nella conferenza stampa di fine anno (e la convinzione, granitica, di chi scrive è che Draghi abbia fatto un passo verso il Colle. Perché un uomo dotato della sua chiarezza, se avesse voluto, avrebbe pronunciato parole altrettanto chiare se solo avesse deciso di chiamarsi fuori dalla partita del Quirinale). Ma ciò che è fuori discussione è che Draghi certo non accetterebbe di essere impallinato dai franchi tiratori per poi magari restare alla guida del govenro.

Dunque, cari partiti, davvero siete in grado di trovare una figura autorevole e super-partes che non sia io? Bene, allora eleggetela al Quirinale

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