Dicembre 31, 2021

Le pagelle dei politici: i peggiori del 2021

Il 2021 volge al termine, non può finire senza mandare qualcuno dietro la lavagna. Quali sono i politici che hanno fatto peggio? Un’anticipazione: il voto più basso è per Giuseppe Conte. Ora mettetevi comodi, per i botti (anzi, le botte) di Capodanno. E che nessuno si offenda. Questa penna sgorga inchiostro liberamente, non ha padroni da accontentare, editori da assecondare, solo lettori da rispettare.

LETTA, VOTO 5

Come può il leader del primo partito d’Italia, l’unico sopra il 20%, ricevere l’insufficienza nelle pagelle di fine anno? Può, se il metro di valutazione non sono unicamente i sondaggi. Piccola premessa: su queste pagine non lo sono.

Enrico Letta e il suo Pd hanno vinto l’ultima tornata di amministrative, stanno rosicchiando voti al Movimento 5 Stelle, auguri, eppure…eppure la politica è anche altro. Il segretario del maggior partito della sinistra italiana non può giocare coi diritti civili, intestarsi una battaglia fintamente (questo è ciò che è accaduto con il ddl Zan), sacrificando un compromesso utile per la vita di milioni di cittadini sull’altare del proprio personale consenso.

E ancora, non può essere subalterno, se non addirittura succube, al presidente di un partito che ha governato con Matteo Salvini e firmato i decreti (in)sicurezza in materia di migranti. Non può parlare di “campo largo” ostinandosi a restringerlo ai 5 Stelle. Letta pronuncia spesso ottimi discorsi, ma è carente sotto il profilo tattico e strategico. Pecca dal punto di vista del coraggio, esita a ricercare per il Pd una vocazione maggioritaria che decreterebbe la fine della sua sindrome di Stoccolma nei confronti di Giuseppe Conte. E se me ne chiedete la ragione, onestamente, non so darvela. Al momento beneficia più degli errori altrui che di propri meriti: ma non sempre è Natale. Il taccuino è squadernato, pronto a registrare come Enrico Letta giocherà la partita del Quirinale.

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MELONI, VOTO 5

Sotto la sufficienza. Nonostante abbia sorpassato la Lega, ipotecato la leadership della coalizione che se si votasse oggi vincerebbere le elezioni, e guadagnato 3 punti nei sondaggi dalla nascita del governo Draghi. La lettura di questo blog, però, è diversa da quella che si trova comunemente sui giornali.

Fratelli d’Italia è sì cresciuto, ma meno del dovuto, in relazione alle condizioni date. L’unico partito all’opposizione dell’esecutivo avrebbe dovuto drenare consensi, fare man bassa dei delusi che in una situazione d’emergenza come quella che stiamo vivendo sono sempre molti. E invece no: la Meloni ha rosicchiato un 2,9% che non la mette al riparo dal rischio di sperimentare quella che sono solito ribattezzare “sindrome Le Pen”, la condizione tipica di chi fa incetta di voti ma non riesce a trionfare alle elezioni, perché contro la sua candidatura si salda il fronte repubblicano, a difesa delle istituzioni. Dedita alle strumentalizzazioni, impegnata a creare …

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