Febbraio 15, 2022

Perché Macron e Scholz non vogliono che Putin abbia il loro DNA

Pochi giorni fa è diventata virale l’immagine che vedeva protagonisti Vladimir Putin ed Emmanuel Macron, seduti agli opposti di un tavolo lunghissimo, durante il loro incontro al Cremlino per discutere di Ucraina.

Macron e Putin al tavolo lungo, la foto: perché la distanza (no, non è un  segno di gelo)- Corriere.it

In un primo momento qualcuno aveva interpretato la distanza tra i due leader come una scelta comunicativa da parte di Mosca: una mossa narrativa volta a ribadire la differenza di vedute tra Russia e Occidente.

L’agenzia Reuters, però, citando due fonti interne allo staff del presidente francese, ha spiegato che a Macron erano state fornite due opzioni: sottoporsi ad un test molecolare effettuato da un uomo di fiducia di Putin o restare a debita distanza. Il leader dell’Eliseo ha optato per la seconda. E lo stesso ha fatto oggi Olaf Scholz, cancelliere tedesco in missione a Mosca dopo aver incontrato ieri il presidente ucraino Zelesnky.

Ma perché Macron e Scholz non vogliono che Putin abbia il loro Dna?

Prima una premessa: il tampone effettuato per scovare la presenza del coronavirus in un organismo umano contiene materiale biologico e informazioni genetiche della persona che viene sottoposta al test. Ciò non significa – attenzione – che il semplice cittadino che si reca in farmacia ad effettuare un test stia comunicando inconsapevolmente dati “sensibili” che verranno sfruttati da chissà quale potere occulto per farne un utilizzo pericolosamente criminale.

Queste trame lasciamole ai complottisti, grazie.

Per ogni analisi di tipo genetico, infatti, esistono delle regole etiche accettate a livello internazionale che stabiliscono la distruzione del campione o la sua anonimizzazione. Qui la vera discriminante è dunque la geopolitica.

In concreto, allora, cosa può farsene Putin del loro DNA

È chiaro a tutti che Macron e Scholz non siano particolarmente propensi a fidarsi, per usare un eufemismo, di Vladimir Putin. In linea teorica, infatti, esiste la possibilità per un team attrezzato (e al Cremlino certo lo sono) di risalire al Dna del soggetto sottoposto a tampone.

Per quanto la lettura dell’esame vada sempre interpretata aggiungendo altri elementi relativi alla storia familiare, allo stile di vita o ad esempio alla presenza di altre patologie del soggetto interessato, una volta sequenziato, il Dna è in grado di rivelare ad esempio i fattori di rischio di un individuo verso determinate patologie,

Dna: l’esame più temuta dai potenti

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