Marzo 2, 2022

La rivincita di Biden: l’Occidente è compatto, l’America c’è ancora

Pochi dubbi sul fatto che Joe Biden non sia stato il leader salvifico che i media – progressisti americani in primis – ci avevano raccontato nei mesi della campagna elettorale che si è conclusa con la rimozione – quella sì salvifica – di un presidente con ambizioni da autarca come Donald Trump.

Ma a Biden ciò che è di Biden.

Non era scontato che l’Occidente si mostrasse compatto dinanzi alla sfida lanciata al mondo da Vladimir Putin. Gli Stati Uniti erano spaccati da una guerra intestina fra Democratici e Repubblicani. Gli interessi in gioco – economici, energetici – dei Paesi Alleati erano tali da suggerire preoccupazione. E invece guardatele bene, guardatele negli occhi, l’America e l’Europa, unite come mai erano state nella propria storia, consapevoli che la sfida lanciata dal Cremlino determinerà una curvatura del loro presente, e purtroppo anche del futuro.

Si dirà: “Joe Biden non ha meriti per tutto questo”. Ad asserirlo, probabilmente, sono gli stessi che pensano che con Trump la guerra in Ucraina non sarebbe mai scoppiata perché “con Putin sono amici“. Barzellette che lasciano il tempo che trovano, frasi da pronunciare al bancone del bar tra un bicchiere di vodka e l’altro, che non tengono conto della premeditazione della mossa del Cremlino, delle prove che stanno emergendo sul fatto che la Russia stesse lavorando all’invasione dell’Ucraina da mesi, se non da anni.

No, la guerra non poteva essere scongiurata: a meno di non commettere l’errore della Conferenza di Monaco fatto con Hitler, quando si tentò di placarne le mire cedendogli i Sudeti. Tenete sempre a mente Winston Churchill: “Potevate scegliere tra il disonore e la guerra. Avete scelto il disonore, avrete la guerra“.

La rivincita di Biden

Ad una settimana dall’aggressione russa, non siamo in grado di dire quale piega prenderanno gli eventi (nessuno può saperlo, e l’incidente è sempre dietro l’angolo), ma una cosa possiamo già affermarla: c’è da fidarsi di Joe Biden quando dichiara che “per quanto siano stati duri questi tempi, oggi sono più ottimista sul futuro dell’America di quanto non lo sia mai stato prima per tutta la mia vita“. Non sono parole di circostanza. Esprimono forza, potenza, speranza.

E non era scontato, sapete? Non era scontato che il mondo libero rispondesse in maniera sibillina alle minacce di Putin. Non era scontato che i Paesi europei mettessero in secondo piano le proprie preoccupazioni interne per schierarsi accanto al popolo ucraino. Non era scontato che Democratici e Repubblicani ritrovassero l’unità per condannare Vladimir Putin, lasciando da parte le scorie di anni di conflitto che hanno portato l’America sull’orlo di una guerra civile. Non era scontato, e gran parte del merito del risultato va attribuito ad un uomo che ha molti limiti, ma sta conducendo in maniera egregia, per quanto poco appariscente, questa crisi.

In che modo? Resistendo alla tentazione di scatenare una Terza Guerra Mondiale (alla faccia di chi gli dà del guerrafondaio); fornendo sostegno al popolo ucraino; lavorando da regista per assicurarsi che il fronte occidentale non offra a Putin neanche un piccolo spiraglio di speranza sulla possibilità di minarne la compattezza.

Biden in versione Draghi

Sei giorni fa, il presidente russo Vladimir Putin ha cercato di scuotere le fondamenta del mondo libero credendo di poterlo piegare con i suoi modi minacciosi. Ma ha sbagliato“. Così dice l’inquilino della Casa Bianca al Congresso riunito. E per un attimo sembra di sentire Mario Draghi, che poche ore prima in Senato aveva detto: “Putin ci vedeva inebriati dalla nostra ricchezza. S’è sbagliato, s’è sbagliato! Siamo stati, e saremo, pronti a reagire“.

I discorsi sono interscambiabili, perché l’Occidente parla con una sola voce. Provate per un attimo ad immaginare, con onestà, a cosa sarebbe accaduto con Trump alla Casa Bianca. Avremmo avuto dichiarazioni roboanti, Paesi occidentali in ordine sparso, per il massimo godimento di Vladimir Putin, in quel caso sì, vicino all’obiettivo di ridisegnare l’ordine mondiale.

Conclusione: Joe Biden non è il leader dei nostri sogni, non ha mai ambito ad esserlo. Ma è un uomo onesto, con anni di esperienza che tornano utilissimi nell’ora in cui l’America e i suoi alleati si trovano ad affrontare una minaccia esistenziale. Basta leggere le parole pronunciate a conclusione del discorso sullo Stato dell’Unione:

Ora è l’ora. Il nostro momento di responsabilità. La nostra prova di determinazione e di coscienza. È in questo momento in cui si forma il nostro carattere. Il nostro scopo è deciso. Il nostro futuro è forgiato. Bene, conosco questa nazione. Saremo in grado di far fronte alle prove che dovremo affrontare. (…) Salveremo la democrazia dalle minacce che incombono. (…) E lo faremo, come un solo popolo. Una sola America. Gli Stati Uniti d’America. Che Dio vi benedica tutti. Che Dio protegga le nostre truppe“.

Ci volevano Vladimir Putin e una guerra in Europa, per rendere attuale lo slogan della campagna presidenziale di Joe Biden: “America is back“. Sì, l’America c’è ancora.

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