Boicottaggio in Senato: “opzione nucleare” per far dimettere Petrocelli, il grillino filo-Putin
Quando Vito Petrocelli, grillino filo-Putin dichiarato e non pentito, ha votato contro le indicazioni di partito nella risoluzione che ha espresso sostegno (concreto, trattasi di armamenti) all’Ucraina, Giuseppe Conte ha fatto buon viso a cattivo gioco. Il presidente della commissione Esteri al Senato in quota M5s si schiera contro l’indirizzo del governo su una questione tanto delicata? E che sarà mai! Per Conte è “un caso di coscienza“, poiché vi sono, dice l’avvocato, “decisioni che toccano i valori più profondi“. Quali valori vi siano nelle bombe di Putin che uccidono i bambini nelle città ucraine, ecco, scusate ma questo non chiedetelo a chi scrive, poiché davvero non sa dirlo.
Fatto sta che gli altri partiti non ci stanno. E pur di spingere il grillino Petrocelli a dare le sue dimissioni stanno pensando a quella che mai come di questi tempi può essere definita una “opzione nucleare“.
Boicottaggio in Senato: la mossa per rimuovere Petrocelli
L’idea sta prendendo sempre più piede in queste ore. Un boicottaggio bipartisan che avrebbe come oggetto proprio la Commissione Affari Esteri, e che porterebbe allo stop delle attività in un momento delicatissimo a livello internazionale. Follia? Provocazione? No, secondo i tattici della manovra: al contrario, una mossa per richiamare Petrocelli al proprio senso di responsabilità (ce l’ha?) e, in presenza di un atto di sfiducia di tali proporzioni, costringerlo a presentare quelle dimissioni che Giuseppe Conte non è stato in grado di ottenere.
Che qualcosa si stia muovendo è evidente. Basti pensare che stamattina, durante l’audizione davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato del capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Cavo Dragone, l’unico presidente assente era proprio Petrocelli, sostituito dalla vice