Maggio 16, 2022

Diario di guerra (giorno 82): Putin cambia tattica. Esercitazione NATO nel Baltico

Segnali di un cambio di tattica imminente da parte di Vladimir Putin arrivano dal Donbass. I russi avrebbero infatti iniziato a scavare trincee, ad innalzare barriere in cemento armato. Indizi della volontà di assumere una postura di natura difensiva su terreno ucraino, volta a consentire la messa al riparo delle conquiste territoriali sin qui operate nel Luhansk. Forse barlume di lucidità proveniente dal Cremlino, presa d’atto dell’inefficacia delle proprie truppe sul terreno di battaglia, della necessità di consolidare quanto acquisito, essendo concreto il rischio di smarrire tutto.

Secondo l’Institute for the Study of War, i piani russi prevedono che a diventare prioritaria nel prossimo futuro sarà la battaglia di Severodonetsk. Nome che spezzato – Seversky Donets – evoca terribili incubi ai russi, almeno a quelli sopravvissuti ad una delle batoste più pesanti inflitte dall’esercito ucraino dall’inizio dell’invasione nel tentativo di attraversare l’omonimo fiume.

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Esperti militari sottolineano come un’operazione simile vada attentamente pianificata, cercando se possibile di cogliere il nemico di sorpresa, nella consapevolezza che non c’è nulla di più esposto di un esercito che tenta di attraversare un corso d’acqua. Nemmeno l’aver dato fuoco ai boschi, l’aver ricevuto in dote condizioni meteo caratterizzate da fitta nebbia, né l’oscurità della notte, hanno aiutato i russi. Decisiva l’indicazione fornita da un genieri ucraino: “Per muoversi serviranno delle barche a motore: aprite bene le orecchie, quello sarà il segnale che i russi si muovono“, il senso del suo messaggio ai connazionali.

Suggerimento quanto mai cruciale, come sperimentato sulla propria pelle da oltre 1500 russi morti nell’impresa. Non un battaglione, ma un’intera brigata andata perduta. Peraltro per un obiettivo marginale in questa guerra d’occupazione.

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La Bielorussia nel frattempo ha annunciato il dispiegamento delle sue forze speciali lungo il confine ucraino. Secondo l’intelligence britannica la mossa non è da interpretarsi come il preludio ad un coinvolgimento attivo di Minsk nella guerra. Lukashenko teme infatti le sanzioni occidentali, una ritorsione da parte dell’Ucraina e il dilagare del malcontento nel proprio esercito. Chissà se era questo che stava raccontando a Putin, oggi, a Mosca, poco prima di dare il via al meeting dell’Organizzazione del Trattato di…

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