Ottobre 5, 2022

Perché la Russia ha bisogno della pace, ma non sa chiederla

George Friedman è uno dei più importanti analisti di geopolitica al mondo. Nel suo ultimo intervento, da leggere, rileggere, studiare, si domanda: “Cosa sta pensando la Russia?“. A porsi questo quesito sono ogni giorno i leader occidentali e i loro strateghi. Perché se è chiaro il motivo per cui la guerra è iniziata, lo è meno il punto in cui essa potrebbe approdare.

Friedman spiega che “Mosca voleva profondità strategica“. Traduco: voleva usare l’Ucraina come Stato-cuscinetto fra sé e la NATO. Da allora però, scrive l’analista, “nulla di ciò che la Russia ha fatto è stato chiaro“.

Pensiamo alle sconfitte subite dall’esercito russo in questi mesi. Tutti conosciamo il detto: “Ha perso una battaglia, non la guerra“. Il ragionamento è il seguente: in un conflitto è fisiologico incappare in alcune battute d’arresto. Eppure, scrive Friedman, “Mosca si comporta come se le sfide che deve affrontare fossero una sorpresa“.

Questo punto è cruciale, perché ha a che fare con l’inizio (e forse la fine) della guerra: “La Russia ha dato per scontato fin dall’inizio che avrebbe usato una forza schiacciante contro un esercito molto più debole. L’aspettativa era che l’esercito ucraino si sarebbe frammentato e quindi non sarebbe stato in grado di opporre molta resistenza. Mosca pensava che l’Ucraina credesse lo stesso“.

Secondo Friedman, “il fatto che il Cremlino si sia sbagliato non è il problema fondamentale. Il problema fondamentale è che la struttura di comando russa, a partire dai vertici e da Vladimir Putin, non ha modificato la sua aspettativa. Una forza d’invasione dovrebbe partire dal presupposto di avere a che fare con un nemico potente e motivato e di doversi preparare a una guerra dura“.

Un altro errore di valutazione è stato credere che gli Stati Uniti, dilaniati dalle loro divisioni politiche interne, non avrebbero offerto sostegno a…

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