Iran, arrestato e poi rilasciato l’autore dell’inno delle proteste – VIDEO

Hanno preso la scena cult del film “Le ali della libertà” con Morgan Freeman, l’hanno mescolata con “Baraye” del cantante iraniano Shervin Hajipour, “inno” delle proteste contro il regime. Hanno realizzato un capolavoro.
Nella pellicola originale il protagonista della scena spiega: “Era come se un uccello meraviglioso fosse volato via dalla grande gabbia in cui eravamo, facendola dissolvere nell’aria. E per un brevissimo istante tutti gli uomini di quella prigione si sentirono liberi“.
Allo stesso modo la canzone “Baraye”, traducibile in italiano con “Per”, sta ispirando milioni di persone dentro e fuori l’Iran. Troppo, evidentemente. Prova ne sia l’arrestato dell’interprete da parte del regime, pochi giorni fa. Il 25enne è stato poi rilasciato dietro il pagamento di una cauzione.
Tornato in libertà, in un post su Instagram, Hajipour ha ringraziato i suoi sostenitori ed espresso il suo amore per l’Iran, giurando di non andarsene. Non è passata tuttavia inosservata la riga in cui denunciava l’uso politico improprio della sua canzone al di fuori del Paese. Sono in tanti a credere che il regime gli abbia imposto di prendere le distanze dalle proteste. Le parole della sua canzone sono già abbastanza chiare:
“Per poter ballare per strada.
Per il timore nell’attimo di un bacio.
Per mia sorella, per tua sorella, per le nostre sorelle.
Per cambiare i cervelli marci.
Per la vergogna dell’incapacità di mantenersi, per essere senza soldi.
Per il desiderio di una vita normale.
Per il ragazzo che si tuffa nel cassonetto e per i suoi sogni.
Per questa economia organizzata
Per quest’aria inquinata
Per la via Valiasr e i suoi alberi stanchi e morenti
Per Piruz e la sua possibile estinzione
Per il massacro dei cani innocenti
Per queste lacrime senza fine
Per il sogno di un momento che non si ripeterà mai più
Per i volti sorridenti
Per gli studenti, per il futuro
Per questo paradiso che vi viene imposto
Per l’élite intellettuale imprigionata
Per i bambini afghani discriminati
Per ognuno di tutti questi “per”
Per tutti questi vuoti canti di propaganda
Per le case in macerie, che crollano come un castello di carte
Per la sensazione di pace
Per il sole dopo lunghe notti
Per tutte le pillole per i nervi e l’insonnia
Per gli uomini, la patria e la prosperità
Per le ragazze che vorrebbero essere ragazzi
Per le donne, la vita, la libertà
Per la libertà
Per la libertà
Per la libertà”.