Meloni si impunta su La Russa, Berlusconi rilancia per Ronzulli, Salvini le spara grosse: tensioni e malumori prima del vertice decisivo
Chi lo ha sentito dice che i due non si siano sentiti. Il primo è Salvini, gli altri, quelli ai ferri corti, sono Meloni e Berlusconi. Il Cavaliere ha confidato ai suoi che “se Giorgia pensa di fare come Draghi si sbaglia di grosso“, e il “come Draghi” equivale a scegliere i ministri di Forza Italia senza consultarlo. Alla fine, dicono da Fratelli d’Italia per spegnere sul nascere l’incendio, tutto si risolverà per il meglio, “vedrete“, ma è chiaro che la tensione tra gli azionisti di (futura) maggioranza abbia superato da un pezzo i livelli di guardia.
Salvini, ad esempio, sta giocando un ruolo ambiguo, da “petrusino ogni ‘mmenesta“. Un po’ dice di essere pronto a fare un passo di lato e pure uno indietro per rinunciare al Viminale (ben sapendo che quella casella gli è preclusa per le sue vicende giudiziarie), dall’altra attizza il fuoco forzista, dando vita a vertici con Berlusconi che non prevedono la presenza di Giorgia. Un gioco di sponda volto a segnalare alla premier in pectore che Lega e Forza Italia sono pronte ad unire le reciproche debolezze per bilanciare il suo strapotere, ove mai ce ne fosse bisogno.
È chiaro che a Meloni far nascere un governo (perché nascerà, al netto dei desideri di molti) basato sul risentimento di Salvini e Berlusconi non convenga.
Eppure sono già diverse le situazioni in cui le sue parole sono apparse agli alleati come categoriche, quasi insindacabili, al punto da far dire al Cavaliere che “Giorgia è arrogante, così partiamo male“.
Meloni blinda La Russa, Salvini e il doppio gioco su Giorgetti, il tentativo di Azione, le richieste di Berlusconi per farsi dire no
Nelle ultime ore, per dire, Meloni ha piazzato l’affondo che molti in queste ore giudicano decisivo: sarà Ignazio La Russa il presidente del Senato. Per diretto volere del prossimo presidente del Consiglio, decisa a saldare quello che giudica un “debito di riconoscenza” nei confronti di uno dei fondatori di Fratelli d’Italia. Da parte di Forza Italia non sembrano esserci veti, perché Berlusconi ha mantenuto negli anni un rapporto sempre cordiale con il suo ex ministro della Difesa. Piuttosto è Salvini, ancora una volta, a complicare i piani di Meloni, sostenendo che “non ci sono preclusioni verso Ignazio“, ma Fratelli d’Italia prenderebbe così Palazzo Chigi, il posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio e la seconda carica dello Stato. Troppo, stando ai salviniani, che propongono allora di conteggiare l’eventuale presidenza del Senato come un doppio ministero, alla faccia di chi sosteneva di non voler utilizzare il manuale C…