Ottobre 15, 2022

Forza Italia: sottotraccia è scontro Tajani-Ronzulli. Meloni medita l’umiliazione di Berlusconi, in campo i figli del Cav e Gianni Letta

I cieli sopra Villa Grande sono in queste ore affollati di volatili. A disputarsi l’ebbrezza del volo soltanto falchi e colombe. Qualche metro più in basso, un uomo dilaniato tra carattere e contingenza medita il da farsi. È Silvio Berlusconi, il vecchio leone ferito. Tradito, aggiungono alcuni. Perché è vero che in 28 anni di esperienza politica mille e più volte di Forza Italia era stata pronosticata la fine, ma a scongiurare l’epilogo erano poi arrivati milioni di elettori nelle urne. Stavolta è diverso, sostiene a mezza bocca un vecchio colonnello forzista. “È diverso perché Berlusconi alle Politiche ha fatto di nuovo il miracolo. Ma il tempo passa per tutti, pure per lui. E il vento oggi soffia alle spalle di Giorgia“. Già, Giorgia, in quel non sono ricattabile” pronunciato davanti alle telecamere si condensa la “cattiveria politica” che le è stata necessaria per farsi largo in un mondo ad impronta fortemente maschile. Anche per questo con lei Berlusconi fatica da sempre a legare: perché non è mai riuscito a penetrare nella sua corazza: “Pure qui, a Villa Grande, Giorgia si mostra sempre sulle sue, se non aggressiva, nonostante le mie gentilezze“, si è sfogato con i suoi il Cavaliere. Non sa che la sagra delle amarezze potrebbe non essere finita.

Meloni medita l’umiliazione del Cavaliere. La mediazione di Letta. E sottotraccia Tajani e Ronzulli…

Di fatto è come se Meloni avesse deciso di stracciare il manuale di politica su cui per molti anni si è retto il centrodestra. Esempio pratico: dopo lo strappo in Senato sul nome di La Russa, gli azzurri erano certi di avere diritto ad una compensazione, ad un’apertura da parte di Fratelli d’Italia che fosse utile a ricucire. Niente di più sbagliato. Al contrario, Giorgia Meloni è tentata di “punire” chi si è smarcato. Se i tabulati del Senato chiariscono che tra i forzisti hanno votato i soli Berlusconi e Casellati, allora vorrà dire che nel governo potrà entrare la sola ex presidente di Palazzo Madama. Epurati tutti gli altri: da Sisto, che già si immaginava ministro della Giustizia, a Gasparri, che era stato indicato come erede di Renato Brunetta alla Pubblica Amministrazione. A rischio persino un pezzo grosso come Bernini.

È possibile che in caso di ricomposizione la scelta venga spiegata con la vol…

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