Ottobre 18, 2022

Vicepresidenze e capigruppo: trattative febbrili nei partiti, senza accordo a poche ore dal voto

Appuntamento alle 14:00 al Senato e alle 15:00 alla Camera per l’elezione dei nuovi capigruppo. O forse no. Perché la tentazione dei leader, alle prese da giorni con trattative estenuanti dentro e fuori i propri partiti, è quella di lasciare per quanto possibile invariati gli equilibri esistenti, nella speranza – anzi, nell’illusione – di non scontentare nessuno e di non scoperchiare dei calderoni in pericolosa ebollizione.

Per dire dello stato dell’arte, il paradosso di questa situazione fa sì che proprio il soggetto politico indiziato di maggiori tensioni alla vigilia, il Terzo Polo, sia anche l’unico che ha da giorni trovato la quadra rispetto ai nomi che dovranno gestire l’Aula nella legislatura appena iniziata: nello specifico Raffaella Paita al Senato e Matteo Richetti alla Camera. Per tutti gli altri, sebbene manchino poche ore alla deadline, le trattative sono in alto mare. E lo sono, anche, perché legate inestricabilmente all’altra partita in corso, quella per le vicepresidenze di Camera e Senato.

Le trattative partito per partito: Ronzulli insidiata, ressa Pd, promozioni M5s, l’effetto domino e i possibili outsider

Per Fratelli d’Italia la conferma degli uscenti, Luca Ciriani al Senato e Francesco Lollobrigida alla Camera, viene data per scontata: per loro aumenterà soltanto il carico di lavoro visto, che saranno ora chiamati a coordinare rispettivamente 66 senatori e 119 deputati. Auguri. Per la Lega è certo il secondo giro di giostra per Riccardo Molinari alla Camera, ma anche Massimiliano Romeo dovrebbe esssere confermato. Meno scontata – clamorosamente – la situazione all’interno di Forza Italia.

Se per Licia Ronzulli il posto da capogruppo al Senato sembrava il minimo sindacale dopo l’esclusione dall’esecutivo, nelle ultime ore non mancano le voci che vorrebbero l’assistente di Silvio Berlusconi estromessa da qualsivoglia ruolo di responsabilità all’interno del partito. I rumours in questione ascrivono ancora una volta all’intervento dei figli del Cavaliere, già decisivi per riallacciare i contatti con Giorgia Meloni, la (presunta) sonora bocciatura per Licia Ronzulli. Un quadro che però non fa i conti con la volontà di Berlusconi in persona, umanamente molto legato e per questo desideroso di “risarcire” la sua pupilla dopo la delusione maturata nella trattativa per la formazione del nuovo governo. Per assurdo, con una Ronzulli mai così debole nella geografia forzista, il capogruppo alla Camera uscente, Paolo Barelli, da “pericolante” viene questa mattina definito “quasi certo̶…

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