Novembre 5, 2022

Putin ha sottovalutato un nemico: il Generale Inverno

“Tutto ciò che dobbiamo fare è sfondare la porta d’ingresso e l’intero edificio crollerà”. Così parlò Adolf Hitler lanciando l’Operazione Barbarossa contro l’Unione Sovietica. Così potrebbe avere parlato Vladimir Putin dando inizio alla sua “operazione speciale” in Ucraina. Potrebbe finire allo stesso modo.

Adolf Hitler era convinto di veder capitolare Stalin nell’arco di dieci settimane. Dalla sua aveva più di tre milioni di soldati tedeschi e dell’Asse, il fattore sorpresa, l’inerzia di una guerra mondiale fino a quel punto dominata. Non aveva fatto i conti con il “Generale Inverno”.

Mal equipaggiati, impreparati alla resistenza sovietica, senza linee di rifornimento adeguate per affrontare le enormi distanze e il clima accidentato, i tedeschi si ritrovarono impantanati in una guerra di logoramento, di cui l’assedio di Leningrado, 872 giorni di resistenza decisivi per consentire a Mosca di difendersi, rappresenta l’inossidabile emblema.

Persino un cattivo studente di storia – militare e non – come Vladimir Putin dovrebbe sapere che l’inverno dà una mano a chi difende. Chi ha combattuto alle temperature rigide che i russi dovrebbero ben conoscere e che troveranno in Ucraina la mette giù così: “È come uscire da un appartamento ben riscaldato ed entrare in una cella frigorifera”.

Un’analisi del Financial Times spiega che in Ucraina le temperature possono scendere fino a meno 30°C. E qui il gioco cambia. Le apparecchiature militari diventano più difficili da usare, le trappole esplosive possono essere nascoste sotto la neve, addirittura i proiettili sono più lenti perché l’aria fredda è più densa di quella calda.

E se anche l’inverno non fosse così rigido, attenzione: la parola chiave è Rasputitsa. Il significato è nella foto qui sotto: strade fangose, pantani ovunque, movimenti rallentati. Certo, in entrambi i casi Putin può sperare nel rovescio della medaglia.

Se l’inverno sarà gelido, Putin potrà sperare di capitalizzare la strategia di bombardare le infrastrutture energetiche ucraine, con il seguente obiettivo: freddo e buio per spezzare la volontà di combattere della popolazione ucraina. Non conosce la storia e non conosce gli ucraini.

Se l’inverno sarà piovoso, d’altro canto, anche per Kyiv sarà difficile proseguire nella controffensiva che ha caratterizzato gli ultimi mesi. Di fatto è ciò che ha lasciato intendere il nostro capo di stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Cavo Dragone, spiegando che “i territori presi dai russi non possono essere riconquistati”.

Però fra le due parti c’è una differenza sostanziale. Gli ucraini giocano in casa. La gente del posto sta partecipando attivamente alla resistenza. Come? Fornendo ai soldati biancheria pulita, rifornimenti di cibo, tutto il necessario per rendere meno gravosa la vita al fronte. A ciò si aggiunga l’aiuto degli Alleati: il Canada, ad esempio, sta fornendo all’Ucraina mezzo milione di divise invernali, mentre un vertice NATO si è già concentrato su come sostenere Kyiv nei mesi più freddi.

I russi no. I russi giocano in trasferta, non hanno un popolo su cui contare, sono lontani dalle loro famiglie, non hanno un vero motivo per cui combattere che non sia il folle disegno strategico di Vladimir Putin. Ad attenderli ci sono settimane di freddo, fame, morte.

“Winter is coming”, l’inverno sta arrivando, e per molti esperti – se non saranno adeguatamente sostenute – le truppe russe potranno oltrepassare il punto di non ritorno. “Tutto ciò che dobbiamo fare è sfondare la porta d’ingresso e l’edificio crollerà”.

E se Vladimir avesse sbagliato porta?

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