Marzo 9, 2023

Georgia, presidente Zourabichvili: “Siamo l’obiettivo della Russia”. Quel dialogo infuocato tra Putin e Bush. Il destino di Saakashvili

Sette agosto 2008: dopo settimane di tensioni arriva il via libera di Vladimir Putin. Circa 150 carri armati russi attraversano il tunnel di Roki: l’invasione della Georgia può dirsi iniziata. Diretti a Tskhinvali, capitale de facto dello Stato illegittimo dell’Ossezia del Sud, i mezzi pesanti di Mosca si muovono ufficialmente per “difendere i peacekeepers dall’attacco georgiano“.

La situazione in Georgia prima del conflitto (foto Wikipedia)

Otto agosto 2008. George W. Bush è in Cina per presenziare alla Cerimonia d’Apertura delle Olimpiadi di Pechino. È in fila per stringere la mano al presidente Hu Jintao quando il suo vice-consigliere per la sicurezza nazionale, James Jeffrey, gli si avvicina sussurrando all’orecchio che soldati di Mosca sono in marcia verso la Georgia.

Il presidente americano accusa il colpo. Poi si accorge che lì, a pochi passi di distanza, anche lui nella fila che attende di congratularsi con Hu Jintao, c’è Vladimir Putin. Il leader del mondo libero valuta il da farsi: affrontare pubblicamente il russo oppure no? Optare per un chiarimento o fare buon viso a cattivo gioco? Bush ragiona: avvicinare ora Putin costituirebbe una violazione del protocollo; anche perché adesso, sebbene a dare le carte al Cremlino sia sempre Putin, ufficialmente il capo di Stato è Medvedev. È a lui, allora, che George W. Bush telefona, appena rientrato in albergo, chiedendo agli assistenti di comporre il prefisso di Mosca. Molti anni dopo, Bush dirà di aver trovato Medvedev “rovente“, ma di esserlo stato a sua volta. Quel colloquio gli conferma la necessità di parlare a quattr’occhi con Vladimir Putin. E l’occasione si presenta proprio allo stadio nazionale di Pechino “Nido d’Uccello”. A separare i due leader sono in questo caso un paio di posti, occupati rispettivamente dalla First Lady americana, Laura Bush, e dal re di Cambogia. È il presidente americano a chiedere ad entrambi di scalare posizione per consentirgli di avere accanto l’allora premier russo. A Bush è richiesta un’imprea non da poco: avere “quel tipo di conversazione accesa” ma “con il sorriso sulle labbra, perché le telecamere ti stanno guardando“.

Cosa dice George W. Bush a Vladimir Putin, una volta raggiunto?

Tempo prima aveva detto di aver visto negli occhi dell’interlocutore la sua anima. È a lui che comunica la portata dell’errore commesso: “Sono anni che ti dico che Saakashvili ha il sangue caldo“. Putin ribatte: “Anche io ho il sangue caldo“. Ma è di Bush l’ultima battuta, ormai consapevole del raggiro subito dal russo: “No, Vladimir, tu sei a sangue freddo“. Il mondo, per qualche ora, si ritrova sull’orlo di una guerra mondiale per un Paese di cui miliardi di persone ignorano l’esistenza. Ma l’azione russa è rapida: nel giro di pochi giorni le forze georgiane sono sconfitte. Da Tbilisi arriva la conferma: “Non credevamo probabile che un membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell’OSCE potesse reagire in questo modo“.

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5 commenti su “Georgia, presidente Zourabichvili: “Siamo l’obiettivo della Russia”. Quel dialogo infuocato tra Putin e Bush. Il destino di Saakashvili

    1. Si continua a parlare di questa “legge russa”. Un blog come questo potrebbe fare un approfondimento sul perché dovrebbe essere ispirato da Russia, o, come dicono altri, sia piuttosto ispirato da oligarchi locali che vogliono tenere il controllo dell’economia a livello locale. Se non ti differenzi sugli approfondimenti non so quanto tu riesca a differenziarti da un quotidiano.

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