Marzo 19, 2023

Q&A, DIECI DOMANDE. Perché gli ucraini non amano Navalny. I rischi di un collasso russo. Cosa farà Erdogan in caso di sconfitta. E molto altro ancora..

Wow! Sembra ieri che ho risposto al vostro primo Q&A. Ed eccoci già al secondo appuntamento con “Dieci domande“, la nuova rubrica del Blog in cui cerco di soddisfare le vostre curiosità, tra retroscena e analis.

Cos’è successo dall’ultima volta in cui ci siamo sentiti? Bazzecole. Il Tribunale dell’Aja ha emesso un mandato di cattura per Vladimir Putin. Due Paesi NATO hanno consegnato per la prima volta all’Ucraina i loro jet da combattimento. Emmanuel Macron è stato costretto a ricorrere all’opzione nucleare della Costituzione francese per far passare la contestatissima – eppure necessaria – riforma delle pensioni. Dimentico qualcosa? Ah, già, l’ex presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, ha detto che martedì sarà arrestato e ha invitato gli americani a scendere in strada per protestare. E in Italia? Passiamo oltre, occupiamoci di cose serie, passiamo alle vostre dieci domande.

LE “DIECI DOMANDE” DI QUESTA SETTIMANA, SOMMARIO

  • 1) Trump o DeSantis: esiste una terza opzione nel Partito Repubblicano?
  • 2) L’interessante messaggio consegnato da Putin agli oligarchi russi
  • 3) Nigeria: la vittoria di Tolubu è un pericolo per i cristiani?
  • 4) Perché gli ucraini ce l’hanno con Navalny?
  • 5) Gli USA vieteranno TikTok?
  • 6) BBB: il movimento dei contadini olandesi che insidia Mark Rutte
  • 7) Dove va il Venezuela?
  • 8) Notizie sui rapporti tra Giappone e Corea del Sud
  • 9) I rischi di un collasso russo
  • 10) Erdogan potrebbe forzare un colpo di stato in caso di sconfitta?

DOMANDA NUMERO 1

    Barbara è giustamente preoccupata da una tendenza emersa negli ultimi giorni in America. I principali candidati alla nomination del Partito Repubblicano stanno mettendo in discussione la linea di politica estera della Casa Bianca, quella di sostegno militare all’Ucraina. Prima di risponderti, la premessa è la seguente: manca ancora quasi un anno al via delle primarie Gop. E i giorni che abbiamo alle spalle sono indicativi che la situazione nella politica americana è imprevedibile per definizione MA…ma qualcosa possiamo dirlo: ad oggi per gli elettori del Gop la guerra in Ucraina non è vissuta come prioritaria, e i primi due candidati sulla griglia di partenza sono contrari ad una contrapposizione USA-Russia nei termini fin qui indicati da Joe Biden. Secondo la media dei sondaggi dell’inossidabile Real Clear Politics, Trump e DeSantis hanno insieme più del 70% dei consensi tra i candidati repubblicani. Per trovare esponenti favorevoli all’invio di armi all’Ucraina da parte degli Stati Uniti bisogna scendere fino al duo Haley-Pence, entrambi accreditati del 6%. Insomma, la sensazione, oggi, è che il sostegno (quasi) incondizionato all’Ucraina passi da una vittoria dei Democratici. E che non ci sia spazio per un terzo nome nel Gop alternativo a Trump e DeSantis.

    DOMANDA NUMERO 2

    Cara Cristina, l’informazione che hai intercettato è corretta: Putin ha realmente incontrato i principali dirigenti d’azienda russi al Cremlino. Ma interessante è soprattutto ciò che il presidente russo ha comunicato agli oligarchi. Alla presenza di miliardari come Deripaska, Potanin, Mordashov, Khan, Vekselberg, Rashnikov, Melnichenko e Mazepin, Putin ha scandito: “Un imprenditore responsabile è un vero cittadino della Russia, del suo Paese, un cittadino che comprende e agisce nei suoi interessi. Non nasconde i beni all’estero, ma registra le società qui, nel nostro Paese, e non diventa dipendente dalle autorità straniere. (…) Comprendo perfettamente le minacce in atto e ciò che ci dicono i maligni, dicendo che la Russia avrà problemi a medio termine. Sì, questa è una minaccia che dobbiamo tenere presente. Vi esorto a non aspettare che le conseguenze negative di questo medio termine arrivino…Dovete agire subito“. Traduzione: Putin ha comunicato agli oligarchi che l’interesse nazionale deve venire prima del profitto personale. Come dire: siamo sulla stessa barca, se affondo io venite giù con me.

    DOMANDA NUMERO 3

    Carissimo Marco, hai fatto una bellissima domanda. E hai ragione, di Africa si parla sempre troppo poco: lo stesso dicasi per il suo “gigante”, la Nigeria, con i suoi 213 milioni di abitanti. Duecentotredici milioni, avete letto bene. La preoccupazione del tuo amico di Owerri è a mio avviso fondata. È vero che Tinubu si pone in continuità con il presidente uscente Buhari (è stato un uomo decisivo nella sua amministrazione, lo chiamano “Il Padrino“) ma la soddisfazione degli ambienti jihadisti poggia su elementi concreti. In particolare sul fatto che Tinubu abbia deciso di infrangere una vecchia prassi dei candidati presidenziali nigeriani: quella di presentarsi in ticket con un vicepresidente di altro culto religioso. Ultimo esempio pratico: l’uscente Buhari, musulmano, aveva un vicepresidente evangelico, Yemi Osinbajo. TInubu ha invece optato per un vice musulmano come lui. Molti, dentro e fuori la Nigeria, hanno letto in questa mossa un segnale molto chiaro. Ed una decisione che in un Paese che vede il 51% di musulmani e il 46% di cristiani rischia di rendere, ebbene sì, il Paese una vera e propria polveriera.

    DOMANDA NUMERO 4

    Altro argomento interessante quello affrontato da Sandra. Nella foga (giustificata) di trovare un’alternativa a Vladimir Putin è passato inosservato ai più che Alexei Navalny non è forse l’uomo senza macchia che molti giornali occidentali hanno frettolosamente descritto. In questi anni il blogger russo si è reso protagonista di molte uscite di stampo xenofobo. Solo andando a memoria: paragonò i georgiani ai topi, disse che avrebbe espulso dall’Asia Centrale e dal Caucaso tutti gli immigrati non bianchi. E sicuramente sto dimenticando altre uscite simili. Ma anche gli ucraini hanno avuto a che fare con il lato oscuro di Navalny. È solo da poche settimane, ad esempio, che il leader dell’opposizione russa ha affermato che la Russia dovrebbe restituire la Crimea all’Ucraina. Fino a qualche anno fa, ipotizzando una sua ascesa al potere, a chi gli chiedeva se avrebbe restituito la penisola all’Ucraina, Navalny rispondeva quanto segue: &…

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